E' proprio in chiave europea che la linea Salvini è destinata ad avere i primi effetti. "L'Italia dirà no alla riforma del regolamento di Dublino", annuncia il titolare del ministero, facendo riferimento al mantenimento della regola secondo cui è il primo Paese d'approdo a ricevere le domande di asilo di chi sbarca. "Vogliono condannare i Paesi del Mediterraneo a tenersi migliaia di migranti per altri dieci anni", attacca il leader leghista mettendo sul piatto del negoziato i "6 miliardi che diamo all'Ue ogni anno". Da Pozzallo, il ministro ha anche abbozzato il suo programma sul tema flussi: "più centri di espulsione, centri di trattenimento e investire parte dei soldi che risparmieremo nel mantenere i migranti negli alberghi per fare accordi nei Paesi di origine".
Dopo le dichiarazioni di domenica, Salvini ha sottolineato su Twitter che sul tema dei migranti "occorre buonsenso. Quello degli sbarchi e dell'accoglienza di centinaia di migliaia di 'non profughi' non può continuare ad essere un problema solo Italiano. O l'Europa ci dà una mano a mettere in sicurezza il nostro Paese, oppure dovremo scegliere altre vie". Commentando le parole della cancelliera tedesca Merkel, che ha detto che l'Italia è stata lasciata sola, il neoministro ha detto che questo "è chiaro ed evidente. Dobbiamo vedere i fatti", ribadendo che "l'Italia non può essere un campo profughi".
Quanto all'ex titolare del ministero dell'Interno, Marco Minniti, secondo Salvini "ha fatto un discreto lavoro, non smonteremo nulla di ciò che di positivo è stato realizzato, lavorerò per rendere ancora più efficaci le politiche di controllo, di allontanamento, di espulsione".
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