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Intesa San Paolo sbarca Istanbul, punta Eldorado turco

Aperta filiale in capitale finanziaria 17ma economia mondiale

16 aprile, 15:39

(di Francesco Cerri) (ANSAmed) - ANKARA, 15 APR - Dopo 1.207 imprese italiane che già hanno messo radici nel paese della Mezzaluna, sulle sponde del Bosforo approda anche con una filiale Corporate Intesa San Paolo, con la quale il primo gruppo bancario italiano vuole guidare l'assalto del Made in Italy alla 17ma economia mondiale, 7ma emergente, che malgrado crescenti fattori di rischio rimane un Eldorado per il business internazionale. Con la nuova struttura, aperta in uno dei grandi grattacieli della sponda europea della megalopoli del Bosforo, Intesa San Paolo - ha detto il direttore generale corporate Gaetano Miccichè - "torna su un mercato che per noi è sempre stato fondamentale".

Le opportunità in Turchia, nonostante la relativa frenata della crescita registrata negli ultimi due anni (2,9% nel 2014) dopo i ritmi cinesi del 2012-13 rimangono notevoli. Il paese, 76 milioni di abitanti, media d'età 29 anni, ha fra l'altro un programma gigantesco di investimenti nelle infrastrutture, prevede di passare entro il 2023 dagli attuali 888 a 10mila km di alta velocita', da 2.236 a 7.500 km di autostrade, costruisce porti e aeroporti, è al crocevia dei principali nuovi gasdotti est-ovest, ha un programma di rinnovamento urbano da 40 miliardi di dollari. Davanti a queste cifre, dice Miccichè, "mi viene una adrenalina che non riesco a trattenere".

La Filiale di Istanbul - 30 dipendenti, 300 milioni di dotazione iniziale, già un miliardo di asset - dipenderà dall'hub di Dubai, uno dei quattro mondiali di Intesa San Paolo con New York, Londra e Hong Kong. Il primo obiettivo della nuova sede nella capitale economico-finanziaria della Mezzaluna é contribuire alla penetrazione del mercato turco da parte delle imprese italiane - con un occhio anche verso il Kurdistan iracheno - e insieme agli investimenti turchi in Italia. La prima banca italiana, ha detto il vicepresidente del consiglio di gestione Marcello Sala, vuole crescere quale "pezzo del Made in Italy" in tutti i paesi del G20 e in quelli in cui l'Italia è fra i primi 5 partner commerciali.

La Turchia, per il chief economist Gregorio De Felice, è tuttora un "mercato in forte espansione seguito con crescente interesse dalle imprese italiane", 1207 delle quali ha ricordato l'ambasciatore ad Ankara Luigi Mattiolo già hanno messo radici nella Mezzaluna. Il traguardo per Miccichè è contribuire a raddoppiare l'attuale 6,5% di quota di mercato italiana in Turchia. Certo rispetto al boom del decennio scorso quando Ankara sembrava in costante rotta di avvicinamento all'Ue la situazione politica interna si è fatta più complicata. La svolta autoritaria del presidente islamico Recep Tayyip Erdogan, le sue pressioni degli ultimi mesi sulla Banca Centrale, la debolezza della lira, i dati in rosso di disoccupazione e inflazione, pesano sulla fiducia degli investitori. Il paese si avvia alle politiche del 7 giugno, le più importanti da quando Erdogan è arrivato al potere nel 2002. Il 'sultano' per la prima volta secondo i sondaggi potrebbe perdere. Un'incertezza rileva De Felice che spinge diversi operatori internazionali ad attendere prima di riprendere gli investimenti l'esito del voto.

(ANSAmed).

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