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Immigrazione: Unhcr, 1.500 morti e dispersi nel Mediterraneo

Nel 2011, cifra piu' alta dal 2006

31 gennaio, 15:51

Tombe senza nome nel cimitero di Lampedusa, sono di donne ed uomini giunti morti nel corso degli sbarchi Tombe senza nome nel cimitero di Lampedusa, sono di donne ed uomini giunti morti nel corso degli sbarchi

(ANSAmed) - GINEVRA - Sono più di 1.500 i migranti e rifugiati morti affogati o dispersi nelle acque del Mediterraneo nel 2011 mentre tentavano di raggiungere l'Europa: è il numero più alto mai registrato dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) da quando ha iniziato a registrare queste statistiche, nel 2006. "Il vero numero potrebbe essere tuttavia più alto", ha affermato l'Unhcr oggi a Ginevra. Il precedente record era stato registrato nel 2007 con 630 morti o dispersi. L'anno scorso - anno della Primavera araba - ha anche registrato un record di 58mila arrivi in Europa. La maggioranza è giunta in Italia (56mila di cui 28mila tunisini), ha precisato la portavoce dell'Unhcr Sybella Wilkes.

A Malta e in Grecia sono rispettivamente giunte 1.574 e 1.300 persone, ha precisato la portavoce dell'Unhcr. La gran parte delle persone è approdata in Europa nei primi sei mesi dell'anno, la maggioranza erano migranti e non richiedenti asilo. Ma molti non ce l'hanno fatta. "I nostri team in Grecia, Italia, Libia e Malta avvertono che il numero di morti in mare potrebbe essere ancora più alto", degli oltre 1.500 stimato per il 2011, ma è difficile avere un dato certo, ha detto la portavoce dell'Unhcr, Sybella Wilkes. Le stime dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati si basano sulle interviste delle persone approdate in Europa, su telefonate o messaggi giunti a parenti o sulle testimonianze dei sopravvissuti di imbarcazioni affondate al largo delle coste di Libia e Tunisia. "Alcuni sopravvissuti ci hanno riferito storie sconvolgenti di come erano stati costretti a salire a bordo da guardie armate in Libia nei mesi di aprile e maggio", ha detto Sybella Wilkes raccontando anche le drammatiche condizioni di viaggio e precisando che "indagini giudiziarie sono in corso in Italia su questi rapporti". Dall'inizio dell'anno, tre imbarcazioni hanno tentato il pericoloso viaggio dalla Libia. Due sono giunte a Malta e in Italia, necessitando un salvataggio. Una risulta dispersa in mare. La nave con a bordo 55 somali è naufragata il 14 gennaio. Diciotto corpi, tra cui quelli di 12 donne e una piccola bambina, sono stati recuperati. L'Unhcr ha sottolineato gli sforzi delle autorità italiane, maltesi e libiche per il salvataggio delle imbarcazioni in pericolo nel Mediterraneo ed ha esortato tutte le capitanerie di porto ad essere vigili e pronti a prestare soccorso. (ANSAmed).

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