(di Nadira Sehovic) (ANSAmed) - SARAJEVO - Un fiume rosso-sangue di sedie vuote ha inondato oggi la via principale di Sarajevo e intorno a questo parterre lungo 800 metri, sui marciapiedi, migliaia di sarajevesi si sono raccolti per assistere a un concerto di musiche e canti in onore degli 11.451 concittadini uccisi durante l'assedio della citta' da parte delle forze serbe (1992-96). Le 11.451 sedie vuote che hanno silenziosamente invaso la capitale bosniaca ricordavano, infatti, ciascuno di loro.
Molte persone hanno posato sulle sedie rosse un fiore, e su alcune delle 1.500 di dimensioni piu' piccole, in ricordo dei bambini uccisi, si potevano vedere dolcetti, giocattoli, quaderni, fiori, e su una delle sedie era posato un uovo Kinder.
''Se non fossero stati uccisi - ha detto il regista della commemorazione, Haris Pasovic - i nostri concittadini oggi avrebbero una propria famiglia o dei nipotini, sarebbero lavoratori, insegnanti, medici, poliziotti, artisti, cuochi, ingegneri, giornalisti, sacerdoti, architetti; condividerebbero con noi i nostri problemi e le nostre insoddisfazioni: ci mancano molto e il pensiero di un pubblico di migliaia di persone che non potra' mai venire a un concerto mi ha terrorizzato per la sua raccapricciante realta'''. Le 11.541 sedie vuote simboleggiano solo le vittime accertate, riportandone nome e cognome, data e luogo di morte, ma secondo le stime i morti negli anni della guerra sono stati circa 18.000. Per la brutalita' dell'assedio della capitale bosniaca, il Tribunale internazionale per crimini di guerra (Tpi) dell'Aja, ha condannato i due comandanti del corpo d'armata 'Romanija' dell'esercito serbo che cingeva d'assedio la citta', i generali Stanislav Galic e Dragomir Milosevic rispettivamente all'ergastolo e a 29 anni di reclusione, per aver ''bombardato Sarajevo e seminato terrore, uccidendo e mutilando migliaia di persone, costringendo la popolazione a vivere un drammatico calvario, privando la citta' di cibo, acqua, gas, trasporti''.
Memori della guerra e delle violenze subite, molti hanno cantato oggi assieme a un coro di bambini ''Give Peace A Chance'' di John Lennon, che ha chiuso il concerto. E pace avevano invocato anche i centomila sarajevesi che il 6 aprile del 1992 manifestavano davanti al parlamento della Bosnia, quando dalle finestre dell'hotel Holiday Inn i cecchini dell'Sds, il partito di Radovan Karadzic, spararono sulla folla lasciando sul selciato 17 morti. Per ricordare l'inizio, vent'anni fa, del piu' lungo e cruento assedio della storia moderna, in questi giorni sono tornati in citta' un centinaio di giornalisti stranieri, ''veterani'' della guerra in Bosnia, tra cui anche Roy Gutman, premio Pulitzer per il libro ''Testimone del genocidio''. Quella di Sarajevo e' stata per Gutman un'esperienza particolare, ha detto in un'intervista, in cui si capiva benissimo chi era il carnefice e chi la vittima. ''Noi giornalisti siamo abituati a sentire menzogne, ma qui ho avuto il privilegio che mi si dicesse la verita', non solo da parte dells gente ma anche delle istituzioni, era facile lavorare''. (ANSAmed).