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Egitto: distruggiamo le piramidi, prima tweet poi smentita

Sceicco nega di esserne autore, ma aumenta allarme per salafiti

12 luglio, 15:07

Piramidi in Egitto Piramidi in Egitto

(ANSAmed) - IL CAIRO - Distruggiamo le Piramidi? Prima le statue faraoniche da coprire perche' simbolo di un'epoca senza Dio, poi una raffigurante sirene nel centro di Alessandria velata per un comizio, quindi l'attacco al premio Nobel per la letteratura egiziano Naguib Mahfouz, colpevole di propagandare ateismo e promiscuita'. Infine l'appello a distruggere le Piramidi per portare a termine la missione che si era dato un amico fedele del profeta Maometto.

Un crescendo di sortite ad effetto da parte di esponenti salafiti che alimenta da mesi polemiche e successive smentite e precisazioni in Egitto, ma riflette una crescente proccupazione nel paese sulle intenzioni degli iperintegralisti islamici. Il copione si e' ripetuto anche per la provocazione sulle Piramidi, nata da un messaggio su Twitter, poi smentito dal suo presunto autore, il religioso del Bahrein Abdel Latif el Mahmoudi, gran sceicco della sunna nel suo paese. ''Non ho mai scritto questo tweet che stato fabbricato da traditori per danneggiare la mia immagine'', scrive oggi lo sceicco, smentendo di avere postato un messaggio per dire: ''Grazie a Dio, che ha dato la vittoria ai suoi soldati e consentito di battere i nemici. Congratulazioni all'Egitto, dove e' giunto il momento di distruggere le Piramidi e le statue dell'apostasia e realizzare quello che Amr Ibn El Ass non e' riuscito a fare''.

La notizia e' rimbalzata sul quotidiano egiziano 'Rose el Youssef', pro militari, che il 30 giugno ha scritto che el Mahmoudi aveva presentato la richiesta al presidente egiziano Mohamed Morsi. Il religioso del Bahrein ha effettivamente incontrato Morsi, ma il 4 luglio, nell'ambito di una delegazione dell'Unione mondiale degli ulema musulmani.

Il rincorrersi periodico di notizie piu' o meno confermabili, come quella della proposta di legge per consentire agli uomini di avere rapporti sessuali con la moglie immediatamente dopo la sua morte, fa montare la preoccupazione, e ad alimentare la paura arrivano episodi come quello avvenuto il 6 luglio scorso a Suez. Quel giorno un giovane studente universitario e' stato pugnalato a morte da tre giovani con barbe lunghe, simbolo degli integralisti islamici, per tentare di difendere la fidanzata con la quale stava passeggiando in un parco. I tre, che non farebbero parte di nessuno movimento integralista, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di omicidio premeditato e formazione di un gruppo illegale per imporre con la forza le proprie convinzioni religiose.

(ANSAmed).

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