Fondato nel 397 dai monaci Samuel e Simon, il monastero, nell' altopiano del Tur Abdin (La Montagna dei Servi di Dio) nell' Anatolia Orientale vicino al confine siriano, e' il cuore spirituale, la 'Seconda Gerusalemme', della Comunita' Ortodossa Siriaca, oggi 2,5 milioni di fedeli nel mondo. Vi vivono ancora, con il Metropolita Mor Timotheus Samuel Aktash, 3 monaci, 11 suore e 35 giovani cui vengono trasmessi i tesori intangibili del monastero: la conoscenza dell'aramaico e la tradizione siriaca. La sua fama era gia' tanto grande 1500 anni che gli imperatori romani Arcadio, Teodosio e Onorio, vollero arricchirlo con nuovi edifici, reliquie, opere d'arte, mosaici.
Ora pero' il gioiello della religione e della cultura siriaca e' in pericolo, vittima degli appetiti dei politici locali e delle discriminazioni nei confronti delle minoranze ancora forti nella Turchia del premier islamico nazionalista Rercep Tayyip Erdogan. I capi dei tre villaggi musulmani vicini, della tribu' Celebi, hanno sporto denuncia anni fa contro il monastero con l'appoggio del deputato locale del partito Akp di Erdogan. I religiosi siriaci sono stati accusati di ''attivita' anti- turche'' perche' educano anche giovani non cristiani, e di occupare abusivamente terre che apparterrebbero ai villaggi vicini. I querelanti avevano perfino sostenuto che il santuario era stato costruito dove prima c'era una moschea, dimenticando che Maometto e' nato 170 anni dopo la sua fondazione. In un primo tempo il ricorso e' stato respinto dalla Corte di Midyat, che ha confermato la proprieta' del monastero. Ma la causa si e' spostata ad Ankara, vicino al potere politico. La Corte Suprema d'Appello nel luglio scorso ha rovesciato la sentenza e assegnato allo stato la proprieta' delle terre del monastero.
Una sentenza giudicata ''scandalosa'' dalla stessa stampa turca.
I giudici, secondo il quotidiano Zaman, avrebbero '' 'perso' titoli di proprieta' e documenti fiscali che dimostravano come incontestabilmente le terre fossero di proprieta' del monastero''. Il pronunciamento e' stato ora confermato in ultimo grado, riferisce Hurriyet online, dai giudici di Ankara.
Esaurite le vie di ricorso interne, il monastero puo' rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani. Una strada gia' percorsa con successo dieci anni fa dal Patriarcato Greco di Costantinopoli per ottenere, in condizioni analoghe, la restituzione dell' antico orfanotrofio ortodosso di Buyukada a Istanbul. I giudici di Strasburgo sono l'ultima speranza per Mor Gabriel, che 700 anni fa era riuscito a sopravvivere perfino ai mongoli. Le orde venute dalle steppe dell'est avevano massacrato 40 monaci e 400 fedeli. Ma Mor Gabriel non era stato distrutto.(ANSAmed).