Ad avvistare il relitto a metà settembre, a largo dell'isola di Zirje, vicino a Sebenico, in Dalmazia, alla profondità di 28 metri, è stato un gruppo di sommozzatori e archeologi che però non si sognavano nemmeno di trovare un aereo militare.
"L'aeroplano è intero, ma senza il motore, che deve essersi staccato al momento dell'impatto o di un atterraggio d'emergenza sulla superficie del mare", ha spiegato alla stampa Ivo Miholjek, direttore del Dipartimento per l'archeologia marina dell'Istituto croato per la conservazione dei beni culturali.
"Manca solo un piccolo pezzo esterno della cabina, ma il resto è tutto al suo posto: le ali, gli strumenti nella cabina di pilotaggio, i sedili, l'armamento", ha aggiunto Miholjek raccontando che solo pochi giorni dopo aver scoperto lo Stuka non lontano è stato ritrovato anche il motore che in una futura operazione di restauro sarà riunito all'aereo. "Il velivolo è nella sua posizione naturale posato sulle ruote, come se fosse atterrato in fondo al mare", ha concluso. Lo storico Davor Puric, del Museo militare del Ministero della Difesa croata, è convinto che lo Stuka sia stato abbattuto dalla difesa anti-aerea del Regno di Jugoslavia il 12 aprile del 1941, il sesto giorno della guerra lampo di Hitler e dei suoi alleati contro lo Stato balcanico, sconfitto e occupato in meno di due settimane. Quel giorno tre bombardieri Ju 87R della 239/ma Squadriglia del Gruppo Bombardamento a Tuffo della Regia Aeronautica Italiana furono impegnati in un attacco contro una squadriglia di torpediniere jugoslave. Due Stuka italiani furono colpiti. Uno precipitò e i due piloti morirono, mentre il secondo tentò di ritirarsi verso l'Italia, ma non ci riuscì e fu costretto ad atterrare sul mare a largo dell'isola di Zirje. "I due piloti molto probabilmente riuscirono a salvarsi dal momento che abbiamo trovato la cabina di pilotaggio ancora aperta", ha spiegato Puric, che non dice tuttavia se i due riuscirono poi a raggiungere l'isola. (ANSAmed).
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