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Egitto:morta per mutilazione genitale,assolti padre e medico

Primo processo dopo divieto, ma pratica resta piaga nel Paese

20 novembre 2014, 20:44

Redazione ANSA

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(di Laurence Figà-Talamanca) (ANSAmed) - IL CAIRO, 20 NOV - Soheir al Bataa aveva 13 anni, quando e' morta, nel giugno 2013, dopo un intervento di mutilazione genitale femminile in un centro medico non autorizzato di Agga, nel Delta del Nilo. Ma nonostante la pratica sia vietata in Egitto, oggi suo padre e il medico che la "operò" sono stati assolti da un tribunale di primo grado, nel primo processo di questo tipo da quando la messa al bando è entrata in vigore nel 2008.

Padre e medico, spiegano fonti giudiziarie, erano accusati di aver ucciso la ragazzina, il secondo anche di aver commesso un errore tecnico per aver somministrato alla ragazzina la penicillina, cui era allergica, senza i dovuti test. Il dottore è stato assolto anche dall'accusa di gestire il centro medico non autorizzato. Le motivazioni della sentenza non sono state rese note, ma - riferisce Al Ahram online - la corte avrebbe considerato il caso chiuso dopo una "riconciliazione" e avrebbe condannato il medico a pagare 5.000 sterline egiziane (poco più di 550 euro) alla mamma di Soheir che lo aveva denunciato. L'assoluzione è una delusione per gli attivisti dei diritti delle donne, in un Paese dove, secondo dati Unicef, il 91% delle bambine e delle donne egiziane tra i 15 e i 49 anni, sia musulmane che cristiane, hanno subito la mutilazione genitale. "E' una brutta notizia, ma il processo è comunque servito a stabilire il principio che si tratta di un reato, di un crimine contro le donne, e non di una 'tradizione religiosa' come sostenuto troppo a lungo", ha commentato parlando con l'ANSA Moushira Khattab, ex ministro della Famiglia e promotrice nel 2008 della legge contro le mutilazioni femminili. Per l'ex ministro Emma Bonino, da sempre in prima linea nella battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, "la mancata applicazione di quella legge non consente di avere molta fiducia in queste istituzioni, e la sentenza "non aiuta certo a sradicare il fenomeno delle mutilazioni genitali". (ANSAmed).

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