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Israele:voci da kibbutz, 'fine di epoca','no alba nuova era'

A Ginosar, membri di seconda e terza generazione a confronto

26 novembre 2014, 11:04

Redazione ANSA

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Un orto del kibbutz di Ginosar, sulla riva del lago di Galilea - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un orto del kibbutz di Ginosar, sulla riva del lago di Galilea -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Un orto del kibbutz di Ginosar, sulla riva del lago di Galilea - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Nina Fabrizio) (ANSAmed) - LAGO DI GALILEA - Un luogo che rappresenta "un'ideologia ormai al tramonto che ha esaurito la sua funzione" ma che "ha fatto la storia del Paese e senza il quale lo stesso stato di Israele non potrebbe esistere", secondo un membro della seconda generazione. Una comunità invece ancora "ricca di ideali" e capace anzi di promuoverne di nuovi e dove "progettare il proprio futuro", per un membro della terza. Voci a confronto che emergono da un kibbutz storico della Galilea com'è quello di Ginosar, al tempo stesso azienda agricola di 800 ettari fondato nel 1934 e dal 1964 anche albergo per turisti.

Oggi Ginosar conta 300 membri e 180 bambini e una visita in questo kibbutz adagiato su una riva del lago di Galilea, come molti altri fondato da un gruppo di pionieri, diventa facilmente un piccolo viaggio tra le varie anime di Israele. Puoi incontrare Roni Manor, 64 anni, trasferitosi da Tel Aviv negli anni '70, occhi vivi e verdi illuminati da uno sguardo che non tradisce nostalgismi. "Israele - dice sereno - non esisterebbe senza i valori portati dai kibbutz ma oggi il nostro compito è esaurito. Penso che sopravviveranno ancora 20 o 30 anni al massimo, poi spariranno. Resterà però un grande patrimonio". "Io - racconta - decisi liberamente di venire qui e abbracciare la filosofia del kibbutz quando ero giovane, avevamo delle idee fortemente di sinistra, sognavamo di realizzare quel modello di vita comunitaria in cui poi siamo riusciti. I cambiamenti degli ultimi anni lasciano ora qualche problema insoluto - prosegue -, ad esempio quello delle pensioni degli abitanti di Ginosar, chi le pagherà? Loro non hanno da parte risparmi. Ma stiamo lavorando a una via d'uscita, adesso abbiamo stabilito che il 20% del salario deve essere destinato a un fondo pensione".

Roni Manor oggi è anche un esempio di integrazione tra ebrei ashkenaziti ed ebrei sefarditi: "Ho una seconda moglie di origini marocchine ma - ammette - se mia madre lo avesse saputo non lo avrebbe accettato. Ora anche questo aspetto sta cambiando". Ha paura per il futuro di Israele? "No - replica -, non ho nessun timore, Israele è forte abbastanza. Oggi vedo che il potere è più in mano a chi sottolinea l'elemento religioso, noi eravamo più laici e molto di sinistra, non abbiamo ad esempio neanche una sinagoga, ma ho comunque fiducia nella nuova classe politica e dirigenziale, perché so che lavorano tutti per il bene e la salvezza di Israele e questo è quello che volevamo anche noi". A Ginosar vive anche Yam Mar, un giovane di 28 anni nato e cresciuto qui. "I miei nonni - racconta fiero - sono stati tra i pionieri. Io sono della terza generazione e sono convinto che siamo all'inizio di una nuova era per i kibbutz anche se molti della mia età hanno fatto una scelta diversa, una volta cresciuti lo hanno abbandonato per trasferirsi nelle grandi città come Gerusalemme e Tel Aviv". Anche quella di Yam è una storia tutta particolare. "Quando io sono nato - racconta - vivevamo ancora tutti in una stessa stanza come si usava allora.

Ho tre fratelli, di cui uno ora ultraortodosso, e una sorella che invece ha sposato un cristiano americano che si è convertito ed è voluto venire a vivere nel kibbutz qui con lei, hanno due figli". "Io invece - prosegue - vivo con il mio compagno, siamo una coppia gay accettata e ben voluta da tutti e vogliamo crescere la nostra famiglia all'interno del kibbutz". "Certo - rievoca Yam - anche se ero piccolo ricordo benissimo che fu uno shock quando a mio padre 16 anni fa dissero, 'da oggi si cambia, avrai un salario regolare'. Il passaggio all'economia di mercato fu traumatico per i membri del kibbutz, molti hanno deciso di abbandonarlo, specie i più giovani". Tuttavia, per Yam, "l'apertura mentale, i valori, le idee stesse che sono alla base della fondazione del kibbutz per me oggi sono più che mai valide anche se le posizioni politiche così come l'atteggiamento nei confronti della religione da parte di molti è cambiato. Ma è qui che io e il mio partner progettiamo di vivere e speriamo di vedervi sorgere ancora nuove generazioni".(ANSAmed).

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