(ANSAmed) - TUNISI, 05 MAR - Il 27% dei tunisini confessa di
aver versato mance a funzionari statali durante lo scorso anno
mentre il 43% pensa che il versamento del bakchich (la mazzetta)
sia necessario per poter beneficiare di alcuni servizi, un
fenomeno che ammonta a 225 milioni di euro all'anno. Questi i
risultati di uno studio pubblicato dall'Association tunisienne
des controleurs publics (ATCP) intitolato "Piccola corruzione,
il pericolo banalizzato" realizzato in collaborazione con la
societa di sondaggi Emhrod Consulting.
Secondo le persone interpellate per questa ricerca i
funzionari amministrativi sono responsabili di questo fenomeno
che si propaga senza sosta e che viene inteso come una fatalità
socioculturale che il cittadino in pratica tollera. Il 77% degli
intervistati stima, d'altra parte, che la piccola corruzione non
ha smesso di aumentare negli ultimi anni e l'89% tra loro
considera che l'assenza di volontà politica nel combattere
davvero il fenomeno sia una delle cause della sua stessa
proliferazione. L'81% dei tunisini coinvolti nello studio
considera che il quadro debole delle strutture di controllo sia
una delle principali concause della corruzione, inoltre il 75%
stima che la piccola corruzione sia all'origine della
criminalità e del terrorimo, mentre il 74% riconosce che essa
incide anche sulla perdita del potere d'acquisto dei cittadini.
Nonostante la presenza del fenomeno del bakchich nella società
tunisina sia cosi' invadente, l'84% degli interrogati non
denuncia i piccoli episodi di corruzione, come se avesse ormai
interiorizzato questi fatti come parte del comportamento normale
nei rapporti stato-cittadino. Quando parla di piccola
corruzione, lo studio citato, indende scambi per un valore
modesto di 5 o 10 dinari tunisini (5 euro al massimo), ma che
proprio per la loro diffusione endemica raggiungono cifre totali
ragguardevoli, comparabili a quelle della cd "grande
corruzione", e che comunque pesano sul buon funzionamento dei
servizi pubblici. (ANSAmed)
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