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Algeria: su alcool governo cede a pressioni salafiti

Premier congela circolare su liberalizzazione vendita

04 maggio 2015, 11:23

Redazione ANSA

ANSACheck

Algeria: su alcool governo cede a pressioni salafiti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Algeria: su alcool governo cede a pressioni salafiti -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Algeria: su alcool governo cede a pressioni salafiti - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Diego Minuti) - ROMA- La decisione del premier algerino Abdelmalek Sellal di congelare la circolare con la quale il ministro del Commercio, Amara Benyounés, liberalizzava la vendita di bevande alcoliche, accentua le incertezze che aleggiano sull'esecutivo, anch per le condizioni di salute del presidente Bouteflika, che non ne garantiscono l'autorevolezza.

La circolare, sin dalla sua emissione, era stata fortemente contestata dai salafita che, per protesta, erano scesi nelle strade chiedendone la revoca. Anche se alla decisione di congelare la circolare si sono date spiegazioni di tipo burocratico (il mancato coinvolgimento di altri ministri), è l'aspetto politico che prevale nell'accaduto, e cioè che il governo sta mostrando nella vicenda la sua debolezza. Fatto salvo che è sempre possibile tornare indietro su una decisione, quel che appare stonato è che tale presa di posizione venga per le pressioni di una corrente religiosa peraltro minoritaria quanto integralista, in quello in uno Stato che rivendica la sua laicità. Nè potrebbe essere altrimenti, visto che su questo cardine dello Stato l'Algeria ha anche affrontato una sanguinosa guerra civile per contrastare la presa del potere, per vie legali (le elezioni), degli islamisti. L'alcool costituisce un argomento molto delicato perchè, per sua natura, mischia religione a libertà dei singoli. L'Algeria, peraltro, pur rivendicando la sua laicità, presta il fianco all'azione di lobbing portata avanti dagli islamisti, ascoltati anche dal governo. Lo stesso Benyounés si è detto vittima di un ''linciaggio mediatico allucinante'' portato avanti da tv vicine ai movimenti islamisti. Attacchi che Benyounés definisce ingiustificati non essendo ''un imam, nè un mufti, ma un Ministro della Repubblica''. Sarebbe quindi errato ricondurre l'accaduto ad una disputa tra chi è a favore e chi è contro all'alcool ed il suo consumo. Quel che appare evidente è che anche questo argomento rischia di diventare un terreno di scontro tra chi persegue con determinazione la terzietà dello Stato davanti alla religione e chi, invece, lo vorrebbe condizionato - o persino asservito - alle esigenze dell'Islam.

Tanto è vero che per quella circolare il ministro Benyounés è stato accusato di ''condurre una guerra contro Dio''. La vicenda sembra destinata a lasciare uno strascico di virulente polemiche, anche perchè in Algeria il consumo di alcool non è affatto un fenomeno riservato ad una parte residuale della popolazione. L'Algeria (40 milioni di abitanti, nella quasi totalità sunniti) lo scorso anno ha importato bevande alcoliche per 82 milioni di dollari, circa il 40 per cento in più rispetto a due anni prima. E la maggior parte delle importazioni - ed era su questo che voleva andare ad incidere la circolare di Benyounés - soimo vendute sul mercato informale, sfuggendo quindi alla tassazione uifficiale.

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