I clienti più attesi sono quelli che arrivano dall'Arabia saudita con i loro portafogli gonfi; ma anche un europeo è ben visto, purché danaroso. Tra una prestazione e l'altra, possono rifarsi la messa in piega: ci sono parrucchieri che non chiudono mai, estetiste a disposizione fino alle 5 del mattino. Chi punta ad affrancarsi presto dalla professione, cerca di assicurarsi un passaporto oltre che la rendita a vita. La disperazione, invece, ha casa nella medina. Nell'antico quartiere ebraico, il Mellah, le donne che si vendono non sono più belle come una volta e le tariffe scendono fino a 20 Dirham: 2 euro per un rapporto sessuale consumato a due passi dal souk. C'è chi grida allo scandalo in terra d'Islam. E chi fuori dai confini organizza tour dedicati ai turisti più esigenti - ci sono siti specializzati che indicano luoghi e tariffe delle principali città, dispensando consigli utili sull'approccio, sul periodo migliore per organizzare il viaggio, sulle discoteche dove puntare sul sicuro. L'indagine del Ministero della Salute rivela che sulle 19 mila prostitute intervistate, la maggior parte sono analfabete, divorziate o vedove (tra il 62 e il 73 per cento), che dichiarano di aver avuto la loro prima relazione sessuale tra i 15 e i 19 anni. Vivono sole (tra il 60 e il 70 per cento), ma sostengono economicamente qualcuno (50-80 per cento dei casi), molto spesso dei figli (fino al 56 per cento) o le famiglie di origine. Nei 30 giorni precedenti le interviste rivelano in massa (54 per cento) di non aver utilizzato il preservativo, perché non l'avevano in borsetta o perché il cliente non voleva usarlo. Nel 98 per cento dei casi il rapporto a pagamento si consuma dove le porta il cliente, in appartamenti affittati apposta o in riad presi in esclusiva. Impossibile affittare camere in hotel, perché proprio per evitare il diffondersi della prostituzione una legge del regno vieta ai marocchini di soggiornare con altri che non siano i legittimi consorti. Chi non esibisce il certificato di matrimonio è passibile di arresto e mette nei guai anche l'albergatore che rischia di chiudere l'attività.
(ANSAmed)
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