(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 29 MAG - I violenti scontri tra studenti
universitari e forze di sicurezza che, sino a ieri sera, si sono
affrontati duramente nelle strade di Marrakesh rilanciano il
problema della tensione che, ciclicamente, investe gli atenei
marocchini, soprattutto quelli più prestigiosi, ai quali il
Regno ha affidato il compito di forgiare la futura classe
dirigente del Paese.
A scatenare i disordini è stato il ritardo che si sta
registrando per il versamento delle borse di studio, per la
maggior parte degli studenti l'unica fonte di sostentamento,
peraltro necessaria per quelli fuori sede.
Gli scontri hanno fatto seguito alla decisione degli studenti
di dare il via ad una marcia di protesta - non autorizzata - che
doveva essere assolutamente pacifica e che invece si è tradotta,
secondo la polizia (che così ha giustificato il suo deciso
intervento), in una serie di atti di vandalismo soprattutto ai
danni di strutture dell'ateneo. Non ci sono bilanci ufficiali
(da parte sua, la polizia parla di una ventina di agenti
feriti), ma alcuni rappresentanti studenteschi parlano di almeno
quattro loro colleghi ricoverati per gravi lesioni e di molti
arrestati. Ma il numero degli studenti feriti sarebbe molto più
alto, anche se la maggior parte di loro ha preferito non farsi
curare in ospedale per il timore di essere identificati e
perseguiti.
Le vicenda di Marrakesh, al di là del mero aspetto di
cronaca, rilancia le tematiche di un malessere che si manifesta
sempre più spesso nelle università marocchine, il cui cammino
verso l'eccellenza - sostenuto con determinazione dal re Mohamed
VI - entra spesso in rotta di collisione con l'inadeguatezza
delle strutture chiamate ad applicare il cambio di marcia
impresso dal monarca. La forte spinta alla scolarizzazione di
livello universitario se, da un lato, sta creando professionisti
"spendibili" nel Marocco dell'immediato futuro, deve nel
contempo, dall'altro, fare i conti con un tessuto del mondo del
lavoro che soffre della crisi economica che va avanti da anni e
che rende sempre più esigui i margini di occupazione.
Cosa che sta facendo lievitare i malumori tra gli studenti,
che comprensibilmente vorrebbero, una volta completato il ciclo
di studi, essere subito inseriti nel mondo del lavoro ed invece
devono affrontare una estenuante trafila che non sempre prende
atto dei loro meriti e delle loro capacità, faticosamente
acquisiti. Per assurdo che possa apparire, il Marocco, con il
continuo crescere dei livelli di istruzione praticati nelle
università, non è ancora pronto a raccoglierne i frutti.
(ANSAmed).
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