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Marocco: associazioni mobilitate contro la pena di morte

Il 12 ottobre sit-in simbolico davanti al Parlamento

09 ottobre 2015, 12:17

Redazione ANSA

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Manifestazione contro la pena di morte a Rabat (foto archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Manifestazione contro la pena di morte a Rabat (foto archivio) -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Manifestazione contro la pena di morte a Rabat (foto archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Olga Piscitelli)

RABAT - Hanno già in programma un sit-in simbolico davanti alla sede del Parlamento. In occasione della 13ma giornata mondiale contro la pena di morte, prevista per il 12 ottobre, la coalizione di associazioni che in Marocco si batte per l'abolizione si mobilita. E tenta di sollevare un dibattito nazionale facendo appello ai diritti fondamentali dell'umanità. Non solo, errori giudiziari e scarso accesso alla difesa soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione sono tra gli argomenti più utilizzati. La questione dà filo da torcere: religione contro Carta costituzionale. L'articolo 20 della Legge garantisce infatti il diritto alla vita e l'articolo 22 l'integrità fisica. La legge islamica non ammette pentimenti: chi sbaglia, paga con la vita.

E così anche la riforma del codice di procedura penale si limita a ridurre il numero dei crimini per cui è prevista la pena di morte: 11 contro gli attuali 33. Quanto ai lavori parlamentari, c'è un progetto di legge abolizionista presentato oltre un anno fa e non ancora calendarizzato.

Sono più di 20 anni che non si esegue una condanna, l'ultima risale al 1993, tanto che Amnesty International mette il Marocco tra i paesi "in pratica abolizionisti". Ma quando la discussione passa al Palazzo di Vetro dell'Onu, il Marocco puntualmente si astiene. La prossima occasione di voto è nel 2016. Nelle aule dei tribunali intanto la pena continua ad essere comminata. Lo scorso settembre, a Marrakech, è toccato a due ragazzi di 24 e 26 anni che gettando pietre sulla strada avevano causato un grave incidente automobilistico, nel quale aveva perso la vita una famiglia di quattro persone.

Un gruppo di parlamentari, 240 di tutto l'arco costituzionale, compreso il partito filo-islamista, fa pressing sul tema, così come un gruppo di avvocati penalisti. Contro la pena di morte portano dossier con casi di studio, come quello dei 70 condannati seguiti da vicino e giornalmente per cinque mesi: malnutriti e abbandonati, nel corridoio della morte molto spesso cercano solo il sistema di suicidarsi. Associazioni e singoli si riconoscono nel portale Tudert.ma (Tudert significa vita nella lingua berbera), dove vengono raccolte petizioni e appuntamenti.

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