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Marocco: Sahara, riparte processo agenti morti a Gdeim Izik

Uccisi in sgombero campo protesta, giudizio passa a corte civile

23 gennaio 2017, 19:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(ANSAmed) - RABAT, 23 GEN - Doveva essere la svolta tanto attesa, l'apertura di un processo per la prima volta di fronte ad un tribunale civile e non militare, e dunque lontana dalle contaminazione politiche. Ma la nuova udienza per lo sgombero del campo di protesta di Gdeim Izik vicino Laayoune, teatro di scontri tra gruppi di manifestanti saharawi e la polizia che nel 2010 portò alla morte di 11 agenti marocchini, si è aperto davanti alla Corte di Appello di Rabat con la tensione alle stelle.

Il processo - che fa seguito all'approvazione di una una legge che vieta ai tribunali militari di occuparsi di civili - fa ripartire da zero il tentativo di far luce su quanto accaduto nello sgombero dell'accampamento dei saharawi, contrari a quella che considerano un'occupazione del Sahara occidentale da parte del Marocco, e sul perché della morte degli agenti.

Il procedimento si è riaperto dopo la decisione della Corte di cassazione che ha annullato il verdetto pronunciato contro gli stessi imputati dal tribunale militare nel 2013. Associazione a delinquere, violenza contro pubblici ufficiali e omicidio premeditato sono i capi d'accusa per i quali sono stati condannati in 25. Le pene vanno dai 20 anni all'ergastolo.

Due imputati sono stati rimessi in libertà, uno è stato scarcerato per motivi di salute, un altro è condannato in contumacia: 21 i detenuti che si sono presentati oggi in aula. Numerose associazioni si sono schierate dalla parte delle vittime di quella che in Marocco è considerata una mattanza; l'associazione marocchina in difesa dei diritti umani, l'Amdh, invece, ha preferito prendere le parti di chi sta sul banco degli accusati.

Anche in Italia, dove il processo è seguito con partecipazione, il Forum italo-marocchino e la Rete dei marocchini in Italia hanno espresso solidarietà alle famiglie delle vittime. "Sono stati massacrati degli innocenti", scrive il Forum, parlando di "12 agenti di sicurezza non armati" le cui salme "sono state profanate", chiedendo pene severe per gli imputati e opponendosi a strumentalizzazioni politiche. Dalla Rete giungono invece le foto di una manifestazione dei familiari degli agenti uccisi di fronte alla Corte di Rabat.

Dopo l'identificazione degli imputati, l'udienza è proseguita con le formalità di rito; il pubblico ministero ha chiesto insistentemente di usare la lingua araba. Una richiesta che potrebbe mettere in difficoltà i numerosi osservatori internazionali accorsi per seguire il dibattito in aula. Le lungaggini burocratiche occupano gran parte della seduta che sarà aggiornata. Brahim Rachidi, del collegio dei legali che difendono i familiari delle vittime, saluta l'apertura del processo come "un nuovo corso della legalità in Marocco. Sul piano del rispetto dei diritti è cambiato tutto e il mondo può ora seguire un processo che sarà equo nei confronti di quelli che sono unanimamente considerati martiri". (ANSAmed).

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