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Libano: rinasce Palazzo Tarazi, simbolo di Beirut sparita

Affreschi e tetti lignei salvati dalla speculazione edilizia

21 luglio 2017, 20:57

Redazione ANSA

ANSACheck

Credit: Colombe Clier - RIPRODUZIONE RISERVATA

Credit: Colombe Clier -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Credit: Colombe Clier - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Lorenzo Trombetta)  

BEIRUT - Il verde e l'azzurro dell'antico soffitto in legno costruito "all'irachena" risplendono ai raggi del sole estivo di Beirut, in Libano, e penetrano dalle finestre della stanza quasi diroccata di uno dei pochi edifici tradizionali rimasti in città. E che sarà restaurato non per volere delle istituzioni pubbliche, ma grazie allo sforzo di privati. Palazzo Tarazi risale al 1880, quando in piena epoca ottomana il ramo dell'omonima famiglia, originaria della vicina Damasco, elesse l'allora porto sul Mediterraneo a vetrina dei suoi affari e commerci nel Levante.

Per decenni quasi abbandonato a se stesso a causa di controversie tra i diversi proprietari, l'edificio - 750 metri quadri distribuiti su tre piani che si affacciano nella centralissima via Gemmayze - è stato di recente acquistato dal libanese Radwan Kassar e sua moglie Annabelle, architetto francese con esperienza dal Marocco agli Emirati Arabi Uniti. Il restauro, appena iniziato e affidato a un team specializzato di architetti e restauratori di fama internazionali, mira a "conciliare le esigenze abitative odierne rispettando le tradizioni costruttive dell'epoca", afferma Annabelle Kassar conversando con ANSAmed nelle stanze dell'edificio.

"Abitavamo in una casa poco lontano e dalle nostre finestre vedevamo questo palazzo quasi abbandonato", racconta il marito Radwan. "Sin dal primo sopralluogo ci siamo resi conto del valore straordinario degli spazi e delle decorazioni, tutte originali", afferma Annabelle. "Gli affreschi, i soffitti, le scale, tutto è ancora com'era all'epoca", quando i Tarazi vendevano mobili e cartoline in bianco e nero a Beirut, Damasco e Gerusalemme. Celebrata dalla letteratura popolare come la "Parigi d'Oriente", Beirut è oggi una delle città più densamente popolate del Mediterraneo. E la speculazione edilizia può di fatto dilagare col benestare implicito e complice delle istituzioni cittadine e nazionali.

Accade così che la distruzione del patrimonio architettonico del Medio Oriente prosegue anche in zone non investite direttamente dalla furia delle guerre. Beirut, capitale di un Libano che oggi appare come l'unica oasi di relativa calma e pace in tutta la regione, vede quasi ogni giorno scomparire tracce del suo fugace ma elegante passato di "scalo del Levante". La guerra civile (1975-90), che ha distrutto molto del patrimonio urbano d'epoca medievale e moderna, è terminata formalmente da più di un quarto di secolo. Eppure la città continua a essere violentata da quella che a molti appare una vera e propria "dubaizzazione", in riferimento allo sfrenato modello edilizio dell'Emirato arabo nel Golfo.

"Le leggi dello Stato non aiutano chi vuole proteggere il patrimonio", afferma Annabelle Kassar. "La classificazione delle case a carattere tradizionale non è una vera protezione", afferma l'architetto. Di recente, sono cominciate demolizioni di edifici pubblici e privati storici non lontano da Palazzo Tarazi. E un edificio storico a Hamra, la "Casa rossa" di due piani e col tetto "alla marsigliese", non è più classificato dal ministero della cultura. Potrà così essere distrutto per far spazio a un parcheggio o a un edificio moderno alto oltre venti piani.

Il giardino interno di Palazzo Tarazi è ancora un'isola di verde e di silenzio. E da qui rimane la speranza che privati illuminati, ma anche facoltosi, riescano a portare in salvo quel che rimane della Beirut che non c'è più. Una volta restaurate, le poche case risparmiate dalle ruspe saranno però chiuse a visitatori e curiosi. 

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