Oggi Le milizie curde dell'Ypg avrebbero respinto le forze dell'esercito turco e i ribelli siriani filo-Ankara da due villaggi, riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Secondo fonti locali i combattimenti si sono svolti principalmente a nord-ovest di Afrin.
L'offensiva della Turchia ha segnato un'ulteriore escalation, che apre un nuovo fronte nell'epicentro della crisi mediorientale più tragica degli ultimi anni. Ieri, dopo due giorni di bombardamenti e raid aerei, le forze di Ankara hanno infatti passato il confine e sono entrate via terra ad Afrin.
Gli Stati Uniti hanno invitato ieri la Turchia alla moderazione e a "evitare scrupolosamente vittime civili". Gli Stati Uniti "riconoscono pienamente il diritto legittimo della Turchia di proteggere i suoi cittadini da elementi terroristi che lanciano i loro attacchi dalla Siria", ha detto oggi il segretario di Stato, Rex Tillerson, a Londra, ma chiedono "moderazione" sia ai turchi sia alle milizie curde.
La Francia da parte sua ha chiesto la convocazione di una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, alla quale il ministro degli Esteri turco Mevut Cavusoglu ha risposto ieri dicendo di aspettarsi che Parigi non stia dalla parte di una "organizzazione terroristica" (i curdi, ndr).
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu sollecitato da Parigi è previsto in giornata, ma contro l'iniziativa si è espresso oggi anche il presidente turco Erdogan. L'organismo non si è riunito quando" in passato "sono state commesse atrocità ad Afrin", e quindi "ora non ha il diritto di riunirsi" per discutere "la nostra operazione" contro "un'organizzazione terroristica".
Dal presidente siriano Bashar al Assad è venuta la condanna della "brutale aggressione" contro Afrin e l'accusa ad Ankara di sostenere i "terroristi" dell'Isis, che le milizie curde alleate degli Usa "hanno aiutato a sconfiggere". Per Mosca Washington continua a "incoraggiare attivamente" il separatismo dei curdi in Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, aggiungendo che "da tempo gli Usa cercano in tutti i modi di scoraggiare i curdi dal dialogo con Damasco". Secondo Lavrov, i curdi dovrebbero partecipare al processo di soluzione della crisi siriana sulla base del principio dell'integrità territoriale, ma secondo un rappresentante del curdo siriano Partito dell'Unione Democratica (PYD), i curdi non intendono prendere parte al Congresso del Dialogo nazionale siriano promosso dal Cremlino e in programma a Sochi il 29 e il 30 gennaio. (ANSAmed).
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