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Cinema: Omicidio al Cairo ai tempi di piazza Tahrir

Marcio e corruzione nel film del danese Tarik Saleh dal 22/2

14 febbraio 2018, 14:42

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Lucia Balestrieri) (ANSAmed) - ROMA, 14 FEB - Il Cairo, gennaio 2011. E' la vigilia della rivolta di piazza Tahrir contro Hosni Mubarak. Per le strade della megalopoli si respira aria da resa dei conti. In un albergo a cinque stelle, una cameriera sudanese, in servizio al piano, assiste ad un sospetto andirivieni di due uomini da una stanza da letto e sente grida di una donna, una famosa cantante, che sarà poi ritrovata morta, con la gola tagliata.

Comincia così "Omicidio al Cairo", un thriller noir, già premiato al Sundance Festival, che sbarcherà nelle sale italiane dal 22 febbraio. Nonostante il nome di origini egiziane, il regista Tarik Saleh è di nazionalità danese, così come l'attore protagonista Fares Fares; la produzione è franco-tedesca. La storia è ispirata ad un delitto, realmente accaduto nel 2009, in cui furono coinvolti ufficiali del regime egiziano e un potente imprenditore e amico del rais, amante dell'artista uccisa. Sullo schermo ad indagare è il capitano Nourredine, un uomo corrotto e disilluso, che nasconde le mazzette nel frigorifero di casa e che, arrivando sulla scena del delitto, per prima cosa sfila dal portafoglio della vittima una manciata di banconote. Stavolta tuttavia le indagini trasformano Nourredine in un detective determinato che, per una sorta di espiazione personale nei confronti della moglie scomparsa di recente, non si arrende di fronte a soluzioni di comodo, a ricatti, minacce, e prosegue a testa bassa, scoperchiando il marcio nascosto dietro l'assassinio. Sempre con la sigaretta tra le labbra, Nourredine, pur essendo lontano da ogni integralismo etico, ricorda la figura dell'investigatore Marlowe e le scene del film richiamano certe atmosfere dei romanzi di Chandler, rivisitate ed arricchite con le tinte della storia recente mediorientale. Le indagini sul delitto, i tormenti psicologici e morali del poliziotto egiziano, in cerca di una sua personale catarsi, si alimentano e si rilanciano emotivamente con gli avvenimenti di piazza e gli sviluppi della cronaca drammatica di quei giorni. La macchina del poliziotto taglia da una parte all'altra le vie polverose, notturne del Cairo. Attraverso gli occhi del protagonista, il regista descrive senza filtri il degrado morale e la corruzione che pervadono le istituzioni ed ogni strato della società locale, alla vigilia della cacciata di Mubarak.

Per gli spettatori italiani, sarà difficile non pensare alle analogie tra la città in cui si muove Nourredine e quella, di alcuni anni dopo, in cui è stato torturato ed ucciso il ricercatore italiano Giulio Regeni. (ANSAmed).

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