Nell'ambito delle misure di austerity per risanare il bilancio dello Stato, Amman ha deciso lo scorso febbraio di cancellare i sussidi sull'assistenza sanitaria per i rifugiati siriani, che ora devono pagare l'80% di una tassa sulle cure imposta agli stranieri. Tale tassa fa aumentare da due a cinque volte i costi per avere accesso all'assistenza sanitaria.
"Temiamo che le famiglie siriane limitino il ricorso alle cure di cui hanno bisogno a causa delle altre spese a cui devono fare fronte, prima fra tutte l'affitto", ha detto Brett Davis, capo della missione di Msf in Giordania. I profughi, ha aggiunto Davis, potrebbero così scegliere di "ricorrere all'automedicazione o a mezzi alternativi dannosi". Molti siriani in Giordania erano già stati colpiti da una decisione presa dal governo nel novembre del 2014 di cancellare i servizi sanitari gratuiti per i profughi che vivono al di fuori dei campi. Secondo uno studio condotto da Msf nel 2016, oltre il 30% degli adulti bisognosi di cure mediche non potevano accedervi a causa degli alti costi.
La principale preoccupazione per la maggior parte dei profughi è quella di non potere permettersi cure d'emergenza o interventi chirurgici, come i parti cesarei che adesso costano l'equivalente di 800 dollari. La Giordania ospita oltre 1,3 milioni di profughi siriani, distribuiti in campi per rifugiati, città e aree rurali.
(ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA