(ANSAmed) NAPOLI, 19 LUG - "A fine luglio ripartiremo da
Marsiglia ma ci stiamo preparando a diversi scenari, sicuramente
avremo più cibo e autonomia di navigazione, perché dovremo stare
più a lungo in mare. E avremo anche un drone per la ricerca dei
migranti da soccorrere". Così Alessandro Porro, uno dei
volontari imbarcati sulla nave Aquarius, spiega i programmi
della nave della ong Sos Mediterranee, che è ora ancorata al
porto di Marsiglia dopo il respingimento di giugno da parte
dell'Italia e lo sbarco dei migranti a Valencia, in Spagna.
La nuova missione si preannuncia difficilissima: "Il contesto
nel Mediterraneo è completamente cambiato", spiega Porro. "Alle
navi di soccorso non arrivano più le informazioni sui soccorsi
in atto e non sappiamo perché. Il risultato è che le ong in mare
possono fare avvistamenti solo per dieci miglia intorno alla
nave e il dispositivo di soccorso non funziona. Ci stiamo quindi
attrezzando per capire come recuperare informazioni su chi può
prestare soccorsi e in che modo. Ci sono stati anche degli
incontri tra le Ong per organizzare una presenza meglio
distribuita nel Mediterraneo". Un vero e proprio coordinamento
ancora non c'è, ma si stanno muovendo i primi passi, mentre però
i dati che arrivano dal Mediterraneo sono pesanti: "Sicuramente
- afferma Porro - nell'attuale situazione ci sono naufragi di
cui non si sa niente. Attualmente la mortalità è aumentata al
10%, quindi su 100 migranti che partono, 10 muoiono nel viaggio
nel tratto di mare che oggi è il più pericoloso al mondo".
Porro non può non tornare con la memoria ai giorni di giugno
e dei porti chiusi in Italia: "Cominciò tutto - racconta - il 9
giugno, in maniera difficilissima, con un soccorso di notte a 50
persone che erano in acqua senza giubbotti di salvataggio, li
abbiamo localizzati seguendo le urla. Poi due navi della guarda
costiera trasbordarono sulla Aquarius altri 400 migranti e
arrivammo in tutto a 630. Ci stavamo dirigento a nord quando ci
dissero di fermarci. Le persone a bordo erano spaventate,
temevano di riportate in Libia, uno tentò anche di lanciarsi dal
ponte della nave". Ora l'Aquarius si prepara a ripartire: "Siamo
arrabbiati - racconta Porro - ma anche spirito corpo molto
forte. Ci sosteniamo a vicenda e ognuno di noi fa proposte per
migliorare le operazioni di soccorso". (ANSAmed).
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