In una precedente ondata di scontri, lo scorso agosto, sono morte almeno 96 persone, tra cui numerosi civili.
Frattanto, la missione delle Nazioni Unite ha ammonito contro ogni violazione del cessate il fuoco, mediato ed entrato in vigore a settembre. Il bilancio, secondo un aggiornamento, è di un morto e 19 feriti. Gli scontri, ha precisato il ministero della sanità citato dai media locali, sono avvenuti stamattina nella zona di Qasr Ben Qashir, a sud di Tripoli, e hanno visto in contrapposizione la Forza di protezione di Tripoli, coalizione composta da quattro milizie fedeli al governo di accordo nazionale guidato da Fayez al-Serraj (Brigate rivoluzionarie di Tripoli, Brigata Abu Salim, Ottava Divisione Nawasi e Brigata Bab Tajura) ed i miliziani della Settima Brigata di Tarhuna. La Forza di protezione ha spiegato in una nota, riportata sempre dai media locali, di essere stata costretta a reagire "perché i gruppi che attaccano Tripoli non si sono ritirati oltre i confini dell'area militare" della città, con riferimento alla Settima Brigata che non avrebbe rispettato un accordo per ritirarsi dall'area di Qasr Ben Qashir. La coalizione, prosegue la nota, ha "risposto a un attacco da parte questi gruppi per evitare perdite di vite e danni alle proprietà". (ANSAmed).
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