(ANSAmed) - FIRENZE, 12 mar - Clamorosa scoperta nella 'caccia' alla Battaglia di Anghiari, capolavoro perduto di Leonardo: un campione di colore nero trovato dietro un affresco del Vasari a Firenze ha composizione chimica compatibile con il nero usato nella Gioconda e nel S.Giovanni Battista al Louvre e lascia pensare che l'affresco possa nascondersi dietro la parete. Lo ha reso noto il direttore della ricerca Maurizio Seracini.
Dietro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio a Firenze c'é un vuoto che cela un muro preesistente e sul quale si vedono macchie di colore nero, rosso e beige che potrebbero appartenere alla Battaglia di Anghiari, l'affresco perduto di Leonardo da Vinci. E' quanto emerge dai risultati del team diretto da Maurizio Seracini presentati oggi a Firenze e frutto dello studio di fine 2011 fatto con indagini radar e una sonda endoscopica che saggiò la parete. "Sono dati incoraggianti - sostiene Seracini -. Stiamo cercando nel posto giusto".
La scoperta suggerisce che Vasari - che fu pittore ed architetto, e che venne incaricato di ristrutturare Palazzo Vecchio - potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all'affresco di Leonardo, come a voler proteggere un'opera considerata dai suoi coevi come la più maestosa del Rinascimento. Nessun'altra parete nel Salone dei 500 presenta un vuoto come in questo caso. Inoltre il muro retrostante è senza pietre a vista, come se Vasari avesse conservato l'intonaco su cui Leonardo potrebbe aver dipinto la Battaglia di Anghiari. Il team di Seracini ha operato con il supporto e la collaborazione di National Geographic, Università di San Diego e Comune di Firenze, e affiancato dalla Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e dall'Opificio delle Pietre Dure, dopo il via libera del ministero per i Beni Culturali. "Anche se siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca e anche se c'é ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero - è il commento di Seracini -, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto".
La sonda endoscopica, dotata di una microcamera, venne immessa a fine 2011 in sei fori praticati nell'affresco di Vasari visibile oggi sulla parete. Seracini aveva chiesto di esplorare la parete est in 14 punti, cioé crepe e cretti naturali del muro, ma a seguito di consultazioni con gli esperti dell'Opificio, i fori dove far passare la sonda vennero ridotti a sei. "Sono fori periferici rispetto alla nostra iniziale area di interesse - sostiene ancora Seracini -. Ecco perché i risultati che abbiamo ottenuto sono particolarmente incoraggianti".
Il pigmento nero è composto in gran parte da manganese e, in parte, da ferro ed è stato individuato con analisi chimiche su materiali estratti durante i sondaggi dentro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio dietro cui Seracini ipotizza che ci siano resti della Battaglia di Anghiari. Trovati anche frammenti di materiale rosso, associabili a lacca. Inoltre, immagini ottenute con una sonda endoscopica mostrano uno strato beige: per i ricercatori può esser stato messo solo con un pennello.
"Nella ricerca in corso nel Salone dei Cinquecento che, è bene ribadirlo, si sta svolgendo sulla parete "giusta", il mio intervento si è sempre svolto nella salvaguardia della tutela del bene culturale e tenendo informati i vertici del Ministero per i Beni e le Attività culturali", sostiene il soprintendente di Firenze, Cristina Acidini, commentando lo studio.
Acidini ha evidenziato "il coinvolgimento dell'Opificio delle Pietre Dure, che solitamente interviene solo quando è parte attiva di un determinato e condiviso programma di ricerca o di restauro, da me sollecitato e predisposto, ha incrementato il livello della tutela, assicurando alle operazioni una vigilanza assidua e competente". Inoltre ha affermato, "l'invasività del progetto è stata sicuramente molto più limitata rispetto ad altri tipi di indagini diagnostiche davvero "distruttive": in taluni casi queste comportano prelievi di micro-campioni della pittura originale. Si tratta di procedure che vengono tuttavia comunemente impiegate in Italia e all'estero nella diagnostica delle pitture su tela, su tavola e murali, senza suscitare reazioni particolari". (ANSAmed).