(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) - MADRID - Catalogna e Isole Baleari si presentano alla Biennale di Venezia con le opere di 9 giovani architetti, per una mostra dedicata al Mediterraneo. "Il Mediterraneo è lo spazio comune fra Catalogna e Baleari, ciò che ci unisce e allo stesso tempo ci separa. Ed è il leitmotiv della mostra, che tenta di scoprire un nuovo modo di fare architettura, in rapporto ai cambiamenti che in questo momento si stanno producendo nella società". Jordi Badia, fondatore dello studio Baas, con Felix Arranz, direttore della Biennale di architettura e urbanistica spagnola del 2011, è commissario del padiglione interamente dedicato alla Catalogna e alle Isole Baleari, che a partire dal 27 agosto ospiterà la mostra. Badia anticipa, in un'intervista ad ANSAmed, i contenuti dell'esposizione 'Vogadors/Architectural Rowers. Catalan & Balearic Threads: hard materiality for a permeable architecture', promossa e finanziata dall'Istituto 'Ramon Llull', che dipende dai governi autonomi delle due regioni.
Il progetto è stato prescelto fra 45 da una giuria indipendente presieduta da Jordi Garces, vincitore del premio FAD 1991 per il padiglione della Valle d'Hebron. Uno scandaglio di cosa si muove fra le nuove generazioni, dietro la scena satura di eccessi dell'archi-system degli ultimi anni.
"Vogadors - spiega Badia - ha come punto di partenza una frase dello scultore Jorge Oteiza: 'Chi avanza creando qualcosa di nuovo, lo fa come un vogatore: procede, ma remando di spalle, guardando dietro al passato, verso l'esistente, per poter reinventare le sue chiavi' ". I lavori dei 9 architetti proposti hanno questa caratteristica in comune: l'importanza di un'architettura austera, basata sul rispetto dell'ambiente e degli abitanti. "Ma non come una risposta automatica alla crisi economica - rimarca il curatore - bensì come una tendenza culturale ed estetica che si innesta a una tradizione intellettuale, tecnica e sociale, che fa parte del Dna della cultura catalana". Architetture che pongono "le persone al centro del progetto", che vogliono essere utili, confortevoli, assolutamente sostenibili e in naturale armonia con l'ambiente circostante. "Opere realizzate in materiali che noi chiamiamo permeabili, perché invecchiano allo stesso ritmo degli abitanti: pietra, legno, ceramica, cemento, per case comode, confortevoli e, soprattutto, utili. L'architetto fa un passo indietro, perché il protagonista sia lo stesso abitante".
Austerita', semplicita', durata nel tempo, i valori che marcano la nuova tendenza, che dal Mediterraneo si diffonde a tutto il Vecchio Continente, riflessa nei lavori di Bosch Capdeferro Arquitectures; Francisco Cinfuentes; Nuria Salvado' e David Tapias; Bancafort Reus Arquitectura; Meritxell Inaraja; Jaime Ferrer Fores; Arquitecturia; Sms Arquitectos; David Sebastian e Gerard Puig. Edifici come spazi nudi, privi di rivestimenti superflui che possano interferire nel rapporto diretto fra l'uomo e il suo habitat, che esprimono emozioni. "Essenziali, in tutte le accezioni della parola - insiste Jordi Badia - per arrivare al basico e irrinunciabile, che è anche l'importante e il fondamentale".
Uno sforzo e un investimento importante da parte del governo della Catalogna, in tempi di recessione economica e deficit della regione. Con la partecipazione alla Biennale di Venezia, che non è episodica ma, a partire da quest'anno sara' continuativa, "il governo catalano e l'Istituto Ramon Llull hanno voluto sottolineare l'importanza che ha sempre avuto l'architettura nella cultura catalana", conclude il curatore.
"Una forma particolare di fare e sentire, per rispondere alle aspirazioni della sensibilità e coscienza contemporanea".
Un'arte che si rinnova, in un mare di cambiamenti.(ANSAmed).