(di Massimo Lomonaco) (ANSAmed) - GERUSALEMME, 12 FEB - Se Erode il Grande è stato a lungo un "enigma" ed è stata soprattutto la sua cattiva fama ad attraversare i secoli, da oggi non sarà più così. Merito dell' eccezionale rassegna - curata da Dudi Mevorach e Sylvia Rosenberg - inaugurata oggi al Museo di Israele di Gerusalemme (in programma fino al 13 ottobre) che per la prima volta mostra al pubblico 250 reperti archeologici in grado di aprire una nuova luce sull'impatto politico, architettonico, estetico, di questo monarca padrone assoluto della Giudea dal 37 prima di Cristo al 4 dell'evo moderno. James Snyder, direttore del Museo di Israele ha descritto la mostra come "il più grande progetto archeologico nella storia dell'istituzione" e la prima in assoluta incentrata su Erode.
Intitolata "L'ultimo viaggio di Erode il Grande", la rassegna ripercorre appunto la processione funeraria dal suo Palazzo di Inverno a Gerico all'Erodium, la tomba dove fu sepolto. Sala dopo sala, in un percorso innovativo come concezione e realizzazione, si disegna la storia di un uomo (e di un regno) ambizioso, colto, punto di incrocio tra occidente ed oriente. Le spade romane che lo portarono al potere furono solo uno strumento: nell'incontro fra le due culture, Erode non fu certo succube. Tutt'altro. A testimonianza della sua capacità culturale bastano i tre sarcofaghi della Tomba, appena restaurati per la mostra, o gli affreschi ricostruiti sui frammenti originali dell'Erodium, o il suo bagno privato dal palazzo di Cipro. Il pezzo forte sono i mai esibiti, fino ad ora, elementi delle pietre incise provenienti dalla Spianata delle Moschee, ma anche un imperiale bacile di marmo che si pensa possa essere un dono di Augusto. Costruttore infaticabile, Erode lasciò la traccia del suo genio architettonico ovunque nel paese, Gerusalemme compresa. E si resta sbigottiti - nell'ultima sala della rassegna - di fronte alla straordinaria ricostruzione della camera mortuaria che fa parte del Mausoleo. Come Troia è legata a Heinrich Schielleman, Tutankamon a Howard Carter, così Erode vuol dire Ehud Netzer, l'archeologo israeliano che ha dedicato la sua vita a ricostruire la vita dell'imperatore. La mostra, costruita sul suo lavoro, è in suo omaggio: Netzer é morto nel 2010 per le ferite riportate in una caduta mentre scavava proprio nell'Erodium.(ANSAmed). LC/ S0B QBXB