Di Meo, presente all'incontro ieri sera nella sede dell'Associazione degli scrittori della Serbia, insieme ai responsabili della casa editrice 'Pesic & sinovi' che ha curato la traduzione (col titolo 'Urlik sa Kosova'), e' impegnato in prima persona nell'attivita' umanitaria dell'associazione di volontariato 'Un ponte per...', nell'aiuto e solidarieta' con le vittime della 'guerra permanente'. Si occupa in particolare dei profughi e degli sfollati dei conflitti armati degli anni Novanta nella ex Jugoslavia, serbi compresi.
Il libro di Alessandro Di Meo va controcorrente e vuole smentire la tesi comune dei serbi paragonati ai nazisti, unici responsabili delle violenze e atrocita' che sconvolsero i Balcani venti anni fa. ''Non avrei voluto scrivere questo libro, perche' cio' avrebbe significato l'assenza di guerre e tragedia'', ha detto l'autore illustrando la sua opera, una serie di racconti e testimonianze dirette a dimostrazione del fatto che la popolazione kosovara albanese non e' stata la sola vittima del conflitto della fine degli anni Novanta.
''Dopo la guerra sembrava tutto risolto. Ma una tragedia altrettanto immane e' cominciata subito dopo, con le centinaia di migliaia di serbi costretti a lasciare le loro case in Kosovo. In poche ore hanno lasciato tutto, hanno cambiato la loro vita''.
''Io porto la vergogna del mio Paese per i bombardamenti della Nato'', che hanno causato morte e distruzione tra la popolazione serba, ha detto Di Meo, il quale rivendica il carattere oggettivo del suo libro, dove ''si racconta la realta' senza propaganda''.
''Io cerco con la scrittura di raccontare un'altra verita''', ha detto Di Meo, che ha criticato pregiudizi e luoghi comuni ancora molto radicati anche in Italia, dove sono tanti a ritenere gli albanesi del Kosovo uniche vittime del conflitto.
''Le mie fonti sono i volti e le pietre, le case distrutte e rinate, gli sguardi impertinenti che si fanno beffe della guerra e dei loro rappresentanti in divisa'', scrive Di Meo in una nota conclusiva al suo libro. ''Io un'idea su quanto accaduto nella Jugoslavia me la sono fatta nel tempo, senza cercarla, progettarla, pianificarla... Ma pochi di questa idea saranno complici. Perche' si esigono le fonti del mio raccontare. E le mie, di fonti, hanno solo nomi e cognomi sconosciuti ai piu'.
Volti sguardi, sorrisi, pianti, ricordi, storie da raccontare.
Storie di parte, la loro. Che e', dopo anni, anche la mia''.
A leggere brani del libro di Alessandro Di Meo, corredato anche da un dvd con interviste e filmati, e' stato il noto attore teatrale serbo Aleksandar Lazic. (ANSAmed).