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Libri: Oltre Tahrir, vivere nell'Egitto in mezzo al guado

Luciana Borsatti racconta la Rivoluzione vista dagli egiziani

09 agosto, 17:15

La copertina del libro Oltre Tahrir di Luciana Borsatti La copertina del libro Oltre Tahrir di Luciana Borsatti

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA - Le manifestazioni. I proclami incendiari. Le folle oceaniche disperse dai lacrimogeni. I morti. L'incertezza continua. L'Egitto, dal 2011, ha smesso di essere il paese delle Piramidi ed è diventato il paese di Piazza Tahrir: un'immagine fortissima, quella delle masse immense che protestano, perfetta per le tv, ma che racconta solo una piccola parte di questa rivoluzione perenne che continua a scuotere questa fondamentale nazione del bacino Mediterraneo. Dietro quelle immagini, ci sono la realtà frammentata dell'Egitto del dopo-Mubarak e del dopo-Morsi e la lettura che ne fanno gli egiziani: diversi, con aspirazioni spesso in conflitto, capaci di vedere il quadro generale, oppure solo le esigenze immediate della propria vita quotidiana.

Di questa visione composita si occupa 'Oltre Tahrir. Vivere in Egitto con la Rivoluzione' di Luciana Borsatti (Editori Internazionali Riuniti, pp.158, 9,90 euro, disponibile anche in ebook).

Luciana Borsatti, giornalista dell'ANSA - dove si occupa del notiziario da e per il Mediterraneo di ANSAmed - ha incontrato in Egitto personaggi diversissimi tra loro, ma la cui spiegazione sullo stato della nazione serve al lettore a mettere insieme un'immagine più reale e dinamica della Rivoluzione.

C'è il ceto intellettuale e laico - come lo scrittore 'Ala al-Aswani, autore di Palazzo Yacoubian, bestseller internazionale - e c'è il piccolo commerciante Ahmad Ismail, che annaspa a causa del turismo in picchiata; c'è la militante comunista Heba Helmi, per la quale il 30 giugno è arrivata ''la terza ondata popolare della rivoluzione'', ma anche Lady Rush, che aspira a diventare la prima dj donna d'Egitto.

Nella lettura si incontra chi spera e chi rimpiange, chi accusa e chi predica la riconciliazione: il capitolo su Mohammad Tolba, il salafita che frequenta l'occidentalissimo caffè della catena Costa, è uno dei più sorprendenti, col fondamentalista che tiene un blog (Salafyo Costa) che intende favorire il dialogo tra le varie componenti della società. Si ascolta la voce della cristiana copta Samia Sidhom, responsabile dell'edizione internazionale del settimanale cristiano Watani, e quella di Gehan Abdel Razek, attivista del Comitato delle donne di El-Desamy (quartiere povero al sud del Cairo), e persino l'analisi dell'ex leader jihadista Nabil Naim.

Una diversità, quella di questi protagonisti del racconto corale, tipica dell'Egitto: sua ricchezza culturale, ma che, saltato il tappo del regime di Mubarak, non riesce a trovare ancora una strada comune. Oltre Tahrir racconta un paese in mezzo al guado, tra speranze e paure, in attesa di un futuro ancora tutto da scrivere. (ANSAmed).

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