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Collezione italiana a Museo arte africana di Belgrado

Mostra su 'I cavalieri dei Kotoko'

13 ottobre 2014, 13:25

Redazione ANSA

ANSACheck
(ANSAmed) - BELGRADO, 13 OTT - In un contesto europeo di valorizzazione delle espressioni culturali dei Popoli dell'Africa, il Museo di Arte Africana e l'Istituto Italiano di Cultura a Belgrado hanno promosso una tavola rotonda sull'esposizione in corso della Collezione italiana Pierluigi Peroni intitolata "I cavalieri dei Kotoko, custodi dell'anima" che, visto il notevole successo di pubblico e mediatico incontrato, è stata ulteriormente prolungata fino al 2 novembre prossimo.

E' la prima mostra italiana allestita nella cornice esotica del Museo d'Arte africana di Belgrado e la prima collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura con questa importante istituzione museale della regione dei Balcani occidentali e danubiana. E' costituita da più di trecento statuine in metallo, realizzate da artisti Kotoko, una popolazione semi nomade che vive sulle sponde meridionali del lago Ciad: in Camerun, Ciad e Nigeria. Si tratta di una collezione esclusiva, di cui ogni esemplare è un'opera d'arte, una sorta di "universo artistico in miniatura, con aspetti di grande interesse estetico ed antropologico, pur nelle sue minuscole dimensioni", scrive Pierluigi Peroni, collezionista e studioso italiano di arte africana.

La mostra curata da Marija Licina e Dragan Miskovic, antropologi e studiosi di arte africana dell'Università di Belgrado, è ospitata negli spazi del Museo d'arte africana di Belgrado. Per promuovere e valorizzare l'esposizione, oltre ad un programma di visite guidate e ad alcuni incontri di riflessione scientifica e accademica, sono stati anche allestiti, ogni domenica, programmi e laboratori per bambini, in cui i piccoli hanno la possibilità di realizzare i loro cavalli e cavalieri in creta sull'esempio di quelli degli artisti Kotoko. Nel frattempo i genitori e gli altri visitatori hanno la possibilità di partecipare a visite guidate che presentano la cultura kotoko e la sua regione geografica d'origine.

I "Putchu Guinadji" - questo è il nome delle statuine - sono piccole sculture, soprattutto in bronzo, ma anche in ferro, rame, stagno o leghe di metalli poveri, realizzate con la tecnica della "fusione a cera persa", che non superano gli undici centimetri di altezza. Rappresentano cavalieri in groppa ad un cavallo e in rarissimi casi un cavallo senza fantino. Sono anche preziosi talismani, "custodi dell'anima", che, secondo la credenza popolare dei Kotoko, rivestono una vera e propria forma di terapia contro la follia e la possessione. Il cavallo rappresenta lo spirito dell'individuo posseduto dalla malattia.

Il cavaliere è, invece, lo spirito che lo possiede. I cavalieri sono quasi sempre armati perchè devono difendere il malato dagli spiriti maligni, mentre i cavalli, a volte, trasportano un coccodrillo, per intimorire gli spiriti malvagi e allontanarli dal malato.

L'incontro di Belgrado, introdotto dalla direttrice del Museo d'Arte africana Narcisa Sijan, è stato seguito da un intervento dell'ambasciatore della Nigeria Harold Augustus Koko e di Sira Miori, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Belgrado.

Erano presenti sette ambasciatori, in rappresentanza di altrettanti Paesi del continente africano: dalla Nigeria al Congo, alla Guinea, per l'Africa subsahriana, dalla Libia alla Tunisia all'Egitto, per l'Africa settentrionale, oltre ad autorità serbe e internazionali. (ANSAmed)

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