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Al Aswani racconta la leggenda del Cairo Automobile Club

I nuovo romanzo una miriade di storie e due mondi lontani

13 ottobre 2014, 18:20

Redazione ANSA

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La copertina dell 'ultimo romanzo di Ala al-Aswani 'Cairo Automobil Club ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina dell 'ultimo romanzo di Ala al-Aswani  'Cairo Automobil Club ' -     RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina dell 'ultimo romanzo di Ala al-Aswani 'Cairo Automobil Club ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA - ''Sarò esplicito, il fine di questo club è decidere la politica egiziana riguardo alle automobili e, a mio parere, non esiste egiziano, per quanto danaroso e istruito possa essere, che sia qualificato per farlo. L'automobile è un'invenzione dell'Occidente e solo l'Occidente può prendere provvedimenti a riguardo. Da un egiziano al massimo mi posso aspettare che ne compri una e ci salga su''.

E' forse in queste frasi ciniche e sprezzanti - pronunciate dal primo direttore dell'Automobile Club del Cairo, James Wright - che si può scorgere l'essenza dell'ultimo romanzo di Ala Al Aswani, Cairo Automobile Club (Feltrinelli, pp.488, euro 19).

Un luogo leggendario, fondato nel 1924 da ''occidentali e turchi'' e da cui transita un pezzo di storia d'Egitto. Dal re, che ogni tanto onora della sua presenza i frequentatori dell'esclusivissimo club, alla messe di servitori in livrea (originari dell'Alto Egitto e dalla Nubia), su cui tiranneggia il Kao: il temutissimo camerlengo del sovrano che sovraintende a tutti i camerieri dei palazzi reali. Dagli alti ufficiali britannici all'intellighenzia cosmopolita che animerà il Paese fino all'avvento di Gamal Abdel Nasser ai pascià, dagli aristocratici fino alla ricca borghesia egiziana di quegli anni.

Un microcosmo quasi inaccessibile dove si confrontano ''due società, due mondi: gli stranieri e la servitù egiziana'', come spiega all'ANSA Al-Aswani. ''E dove una serie di sentimenti - anticolonialismo, nazionalismo - e di concetti - quali libertà, democrazia e rivoluzione'' si incontrano e si scontrano. Storia e finzione si mescolano insieme, racconta l'autore del best seller Palazzo Yacoubian (2006) che oggi pomeriggio a Torino presenterà il suo libro nell'ambito del Salone Off 365.

''Il mio legame con l'Automobile Club del Cairo risale agli anni'60. Mio padre ne era l'avvocato e spesso mi portava con sé.

Passavo molte ore con i camerieri del Club. Tutti loro avevano lavorato per il re Faruk e avevano storie incredibili, che ho finalmente scelto di raccontare in questo romanzo''.

Un romanzo - il suo terzo - affollatissimo di personaggi le cui storie scorrono apparentemente slegate le une dalle altre, e dove le donne occupano un ruolo centrale. Donne estremamente moderne per l'epoca, come Odette Fattal, figlia di un ricco commerciante di cotone con idee del tutto anticonformiste. ''Un'ebrea egiziana che difende i suoi principi, contraria alla politica degli ebrei in Palestina''. Donne libere e indipendenti dai loro uomini, in grado di esprimere opinioni su politica e sesso con la stessa disinvoltura. ''Sono delle pioniere - replica Al-Aswani - donne molto forti, ben lontane dall'immagine della donna egiziana sottomessa che troppo spesso si ha''. In Egitto, dice ancora lo scrittore, ''il romanzo è stato accolto molto bene. L'Automobile Club è sempre attivo e si trova ancora nello stesso edificio''. A frequentarlo è però la borghesia di oggi. ''Una borghesia molto diversa da quella degli anni Quaranta e che fino agli anni Settanta è vissuta in Egitto.

Una borghesia fatta di nuovi ricchi e non più dalle grandi famiglie del passato'', rimarca. Dell'Egitto di oggi lo scrittore-dentista nato nel 1957 dice poco, ma esprime fiducia. ''Sono ottimista, perché gli egiziani - conclude - hanno superato la barriera della paura. Serve solo tempo''. (ANSAmed).

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