(di Francesco Tedesco)
(ANSAmed) - NAPOLI, 28 OTT - Dalle 'primavere' arabe al
percorso democratico in Tunisia ma anche alla polveriera Libia,
dalla distanza che c'è tra l'Unione Europea e la sponda sud del
Mediterraneo, fino al fenomeno dell'Isis. Sono tanti i temi sul
tappeto della conferenza della Fondazione euromediterranea Anna
Lindh, che per celebrare il suo decennale si è riunita a Napoli,
nella sede della Fondazione Mediterraneo.
Il dibattito "Un altro Mediterraneo è possibile?" svoltosi
oggi ha messo a confronto - nell'ottica della Fondazione Anna
Lindh, che punta a far dialogare le istituzioni con la società
civile - leader politici, esponenti di associazioni e
istituzioni locali. In primo piano l'Europa, con la sua politica
non sempre capace di sostenere i paesi arabi. "Nel passato - ha
ammesso Stefan Fule, commissario europeo uscente alle politiche
di vicinato - abbiamo avuto delle battute di arresto, ma ora
l'Unione europea dovrà trovare maggiore risolutezza nelle sue
politiche, soprattutto verso paesi come il Libano e la Giordania
che attualmente sentono la pressione crescente della crisi in
Siria". Un'energia che, aveva spiegato ieri sera l'ex presidente
della Commissione Europea Romano Prodi "è mancata nei confronti
dei Paesi arabi da parte dell'Ue per scelta dei governi. Io
stesso mi rendevo conto che tante iniziative venivano fermate,
mentre si guardava maggiormente ai Paesi dell'est europeo".
Un rilancio delle politiche europee è però possibile, e Fule
lo affida alla nuova Commissione e ad un tema come quello
dell'Erasmus del Mediterraneo, che negli ultimi mesi rimbalza
sempre più spesso e potrebbe concretizzarsi: "Spero che l'Ue
metta in campo un fondo per la crescita concreta dei Paesi della
sponda sud - spiega Fule - che potrebbe finanziare progetti come
un programma Erasmus per fare venire questi giovani in Europa e
far loro sperimentare un altro modo di studiare".
Il decennale della Fondazione Anna Lindh serve anche per fare
un bilancio storico delle politiche per il mondo arabo e per il
Meidterraneo, un bilancio non positivo ma che spinge a
continuare a lavorare, come sottolinea il presidente della
Fondaizone Anna Lindh, André Azoulay. "Venti anni fa - spiega -
l'Ue, la maggior parte dei paesi arabi del Mediterraneo, Israele
e la Turchia lanciarono il processo di Barcellona, un ambizioso
progetto multilaterale di cooperazione nella regione che puntava
a creare un'area di pace, stabilità e prosperità. Nessuno di
questi tre traguardi è stato raggiunto. Ma ci sono stati anche
sviluppi positivi, a cominciare dal risveglio delle società
civili e dalla loro richiesta sempre più forte di libertà,
giustizia e dignità. La Fondazione ha anticipato la centralità
della società civile nel futuro del Mediterraneo. Per questo,
nel contesto attuale il lavoro della Fondazione Anna Lindh, a
dieci anni dalla nascita, è più impegnativo ed essenziale che
mai". (ANSAmed).
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