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Shoah: Roma, al Vittoriano mostra su liberazione lager

Foto, video e oggetti raccontano fine campi concentramento

28 gennaio 2015, 12:17

Redazione ANSA

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Dachau Allach, aprile 1945, una delle foto esposte alla mostra La liberazione dei campi nazisti al complesso del Vittoriano a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dachau Allach, aprile 1945, una delle foto esposte alla mostra La liberazione dei campi nazisti al complesso del Vittoriano a Roma -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Dachau Allach, aprile 1945, una delle foto esposte alla mostra La liberazione dei campi nazisti al complesso del Vittoriano a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Virginia Di Marco) (ANSAmed) - ROMA - "C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma". Queste parole di Primo Levi tornano alla mente visitando la mostra "La liberazione dei campi nazisti", inaugurata al complesso del Vittoriano di Roma, in occasione del Giorno della Memoria.

Fotografie, video, oggetti d'uso quotidiano, documenti e mappe (alcune d'epoca, altre realizzate ad hoc) mostrano la realtà dei campi di concentramento nazisti negli ultimi tempi prima della liberazione, individuando ciascun campo in base alle proprie specificità, oltre che come parte di un sistema complessivo.

Mentre immagini originali scattate e riprese da militari russi e americani fanno vedere i lager (e i superstiti) attraverso gli occhi di coloro che ne spalancarono i cancelli. Un processo, quello della liberazione dei campi di sterminio, che durò molto più a lungo di quanto non si creda comunemente, dal luglio del 1944 al maggio 1945: dieci mesi in cui continuarono a essere internate e a morire moltissime persone. Il primo lager liberato (a opera dei sovietici) fu quello di Majdanek, a Lublino. In esposizione vi sono, oltre a un filmato girato dai russi, anche gli articoli di giornale che denunciavano le agghiaccianti scoperte: le montagne di cadaveri ammassati, le riserve di Ziklon B, il veleno utilizzato nelle "docce" per gli omicidi di massa, pile e pile di documenti d'identità dei soppressi. Ma l'informazione non circolò; le deportazioni di ebrei e prigionieri politici continuarono. Sami Modiano, uno dei pochissimi ebrei italiani sopravvissuti ad Auschwitz - attualmente attivissimo nel far conoscere agli studenti l'Olocausto -, fu arrestato a Rodi (allora italiana) il giorno successivo all'ingresso dell'armata rossa a Majdanek, e deportato un mese dopo. Con l'avanzata degli eserciti alleati in Europa, i vari lager ubicati fuori dalla Germania vennero man mano evacuati e gli internati trasferiti. Inizialmente, furono convogliati nei campi del Reich (da gennaio ad aprile del 1945). Ma poi, quando la Germania nazista era ormai agli sgoccioli, anche questi dovettero essere sgomberati: iniziarono allora le famigerate "marce della morte", in cui, secondo le stime degli storici, morirono circa 700mila persone. Colonne di deportati macilenti e moribondi attraversarono campagne e villaggi, puntando verso nord. Dall'interno delle proprie case, i cittadini tedeschi li fotografarono: e queste immagini amatoriali sono oggi proposte all'interno della mostra. La quale si conclude documentando ampiamente il "post liberazione": il confronto con i carcerieri, alcuni uccisi, altri processati; la cura dei superstiti; la gioia (parziale e ammaccata) di chi è sopravvissuto, ma psicologicamente non uscirà mai davvero dal campo; le biografie di 20 deportati liberati. Infine, una sezione è dedicata agli studenti che visitano i lager, i quali hanno realizzato opere ispirate a questa esperienza. C'è chi ha fatto disegni, chi collage, chi sculture o plastici. Ma il messaggio che trasmettono è identico per tutti: 'Noi non dimenticheremo'.

(ANSAmed).

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