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Fotografia:Premio Blumm a Laetitia Vancon per 'My home, my prison'

In scatti storia famiglia albanese chiusa in casa per faida

29 gennaio 2015, 13:37

Redazione ANSA

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Una foto tratta da 'My home, my prison ', il foto racconto della fotografa francese Laetitia Vancon vincitore del Premio Blumm - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una foto tratta da  'My home, my prison ', il foto racconto della fotografa francese Laetitia Vancon vincitore del Premio Blumm -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Una foto tratta da 'My home, my prison ', il foto racconto della fotografa francese Laetitia Vancon vincitore del Premio Blumm - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSAmed) - BRUXELLES - Una famiglia del nord dell'Albania, intrappolata in casa per paura di una faida che dura da vent'anni: "singolarmente innocenti, ma minacciati di morte solo perché appartengono al clan 'sbagliato'". Cosi' la fotografa francese Laetitia Vancon spiega la storia raccontata in 'My home, my prison', il lavoro che le è valso il premio 'Blumm Prize Future Frames', promosso dall'agenzia Pomilio Blumm e consegnato in una cerimonia presso l'ambasciata italiana a Bruxelles, alla presenza dell'ambasciatore Alfredo Bastianelli. Con immagini di forte impatto ma anche delicate, la fotografa mostra la famiglia Vukaj nella sua casa, l'unico luogo in cui si sente al sicuro e per questo diventata la loro prigione. Sono vittime del Kanun, antico codice d'onore che prescrive vendette di sangue, che possono colpire sino al terzo grado dei parenti delle famiglie in guerra. "Mi sembrava importante - spiega - far vedere come una tradizione antica, che ancora esiste in un Paese moderno, tormenti una famiglia ordinaria".

Laetitia Vancon ha avuto la meglio su altri quattro finalisti, il greco Dionisis Moschonas, il libanese Mazen Jannoun, la ceca Veronika Lukasova e la palestinese Hadil al-Ramly, tutti fotografi talentuosi già molto affermati. I cinque, selezionati dal curatore Stefano Schirato, erano stati chiamati a esprimersi sul concetto di appartenenza, che ognuno ha declinato in modo diverso. Una volta selezionati - racconta Schirato - i fotografi hanno avuto tre o quattro mesi per lavorare. Ognuno poi ha prodotto 40 immagini: tra loro c'è chi ha raccontato la storia dei greci alle prese con la crisi economica e chi ha mostrato la Palestina dilaniata da un conflitto eterno. "Lavorando a questo progetto ho scoperto che non apparteniamo al posto da dove veniamo ma a quello dove andremo a finire", commenta Jannoun, libanese di nascita, pescarese d'adozione.

I lavori dei cinque finalisti sono stati valutati da una giuria di esperti composta da Franco Pomilio, presidente della Pomilio Blumm e creatore del premio; Chris Warde-Jones, fotogiornalista; Domenico Affito, di Reporters sans Frontières Italia, Chiara Spat, photo-editor per Grazia, e Schirato. Alla vincitrice sono stati assegnati il premio e 3mila euro, che la fotografa devolverà in parte alla famiglia albanese protagonista della sua opera. Alcuni di loro si sono appena trasferiti in Belgio ed erano presenti alla premiazione.(ANSAmed).

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