"Il Jihad, termine molto usato dai media negli ultimi anni (ed erroneamente al femminile, è stato spiegato), non ha nulla a che fare con la guerra - ha spiegato Marisa Iannucci, studiosa del mondo islamico e presidente dell'associazione Life - In arabo vuol dire sforzo, impegno. E' tutto quello che e' lotta per raggiungere un obiettivo, concreto e spirituale. Per questo abbiamo pensato che non fosse improprio tradurlo come lotta femminista, come sforzo per l'emancipazione e per la realizzazione di se. Contiene in se gli sforzi di tutte le donne musulmane dei nostri giorni, impegnate, dagli anni 90 a oggi, nella difesa dei diritti delle donne e per il miglioramento delle leggi dei loro paesi". Il volume e' scritto da una pluralita' di donne e da una sola firma maschile, il ricercatore spagnolo musulmano Abdennur Prado che si definisce "femminista", tutti concordi con l'idea che il patriarcato dell'Islam abbia aspetti comuni con quello del cristianesimo e che il Corano sia compatibile con le battaglie di liberazione dal patriarcato. "Un libro da diffondere anche nelle scuole perche' potrebbe fare da argine all'islamofobia e alle retoriche sulle scontro di civilta' che sono sempre piu' diffusi" ha detto l'antropologa Annamaria Rivera introducendo la conferenza di presentazione moderata dalla giornalista Nadia Pizzuti, a cui hanno preso parte, insieme alle autrici, la filosofa Maria Luisa Boccia e la ricercatrice Renata Pepicelli.
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