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Siria:a Santa Maria in Cosmedin foto ricordano distruzioni

Una mostra a Roma per non dimenticare 4 anni di guerra civile

06 febbraio 2015, 13:46

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, 6 FEB - Mentre l'Occidente si interroga su come arrestare la lucida barbarie dell'Isis, la Siria continua a morire. Bambini, donne e uomini. Insieme a loro, 14 secoli di convivenza tra musulmani e cristiani e un immenso patrimonio culturale che lentamente si sbriciola sotto gli occhi dell'umanità. A Roma, da ieri sera, una piccola mostra fotografica - promossa dalla Comunità siriana in Italia in collaborazione con l'Associazione di volontariato europeo Sol.Id - ospitata negli spazi adiacenti alla Basilica greco-melchita di Santa Maria in Cosmedin, cerca di mantenere acceso un faro sulla terribili devastazioni di questo inestimabile patrimonio archeologico e artistico, avvenute in 4 anni di guerra civile.

In tutto 40 scatti, inviati dal ministero del Turismo siriano, che parlano di un prima e di un dopo. Un raffronto impietoso di come erano e di come sono: la città vecchia di Damasco, Palmira, il vecchio suk e la chiesa evangelica di Aleppo; l'antica moschea di Khalid ibn Al Waleed e la chiesa della Cintura della Vergine di Homs; la moschea di Al Omari nella città meridionale di Bosra e Krak des Chevaliers. Sono trecento, ricordano i promotori, i siti archeologici danneggiati in tutto il Paese, di cui 24 totalmente distrutti. Numeri ufficiali, da cui sono sicuramente esclusi tanti altri luoghi di cui non si hanno al momento informazioni. E ancora, decine di opere d'arte trafugate dai terroristi per finanziare le loro attività. Alcune delle quali ritrovate e restaurate, come alcuni scatti mostrano. ''Un furto che viene commesso a danno dell'intera umanità'', ha ricordato aprendo l'incontro dal titolo ''Libertà o terrorismo'', che ha seguito l'apertura della mostra, mons.

Hilarion Capucci, arcivescovo di Gerusalemme. Un Paese ''un tempo ponte tra Occidente e mondo arabo, luogo di convivenza tra religioni, trasformato da paradiso a vero inferno'', ha ripetuto con profondo rammarico l'anziano religioso. Secoli di convivenza tra fedi diverse spazzati via così. ''Il vero tesoro dell'umanità che deve essere salvato è il popolo siriano'', ha voluto sottolineare dal canto suo mons.

Mtanious Haddad, archimandrita cattolico greco-melchita. ''E' quel Paese a cui vogliamo tornare, quello in cui musulmani e cristiani vivevano insieme. Una convivenza lunga 14 secoli, un modello di dialogo interreligioso e di ecumenismo che va salvato''. Gli scatti, ha proseguito, ''mostrano che non esistono differenze per i terroristi: le chiese come le moschee vengono abbattute indistintamente. Chi distrugge e colpisce è senza religione''. Un senza Dio. La chiave per uscirne, è tutta politica, dice. ''Semplice'', sostiene. ''Chiudendo le frontiere della Turchia, chiudendo le porte alle ricchezze del Qatar e al flusso di denaro dell'Arabia Saudita. Solo così la Siria verrà salvata. Solo a quel punto potremo ricostruire il Paese''. Gli occidentali, gli fanno eco l' l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Habeeb Al Sadr, e l'Hasan Ramdan (dell'Alta commissione degli scienziati islamici in Siria), devono intervenire con maggiore forza e sostenere la Siria e l'Iraq in questa lotta contro il terrorismo. O presto il terrorismo lo avranno in casa''. L'Isis, sostengono, ''è un vostro prodotto''. Le foto rimarranno esposte fino alla domenica 15 febbraio quando verrà officiata da mons. Capucci una messa per la pace in Siria. (ANSAmed).

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