(ANSAmed) - ROMA, 13 FEB - Perche' il mondo arabo sembra
incapace di creare sviluppo? E' la domanda che si sono posti i
relatori invitati dal sociologo Domenico De Masi all'incontro
"Impresa e conflitti: Islam e Occidente", svoltosi ieri a Roma
nella sede della societa' S3.Studium, coordinato da Maarten Van
Aalderen, presidente della stampa estera. La prima causa
indicata da tutti e' stata il "rifiuto della modernita' insito
nel mondo arabo". Per Carlo Panella, esperto di politica del
Medio Oriente, il problema centrale e' da cercare nella storia
ed e' sintetizzabile nell'"assenza di una elite".
"La mancata formazione di una classe dirigente laica e
l'assenza di intellettuali capaci di dialogare con il popolo
oggi non possono portare verso lo sviluppo - ha spiegato il
giornalista - Stiamo assistendo al fallimento di tutti gli
Stati-Nazione del mondo arabo, si salvano solo quelli a base
monarchica, Marocco e Giordania. Entro il 2016 e' previsto anche
il default dell'Algeria. Un paese che non ha produzione agricola
e industriale, che vive dell'esportazione di petrolio, il 98%, e
che deve importarlo per 90 miliardi l'anno altrimenti non
mangia, non riuscira' piu' a mantenere il ritmo. Gli
investimenti e le acquisizioni del Qatar o degli Emirati, non
sono sviluppo. A Dubai c'e' addirittura lo schiavismo".
Si e' mostrato preoccupato per la condizione della
collettivita' musulmana in Italia, invece, Adib Fateh Ali, curdo
di famiglia musulmana, venuto in Italia per studiare
architettura, oggi prestatosi al giornalismo. "La maggior parte
della comunita' musulmana in Italia e' laica. Basta andare nelle
moschee il venerdi': si vede che solo il 5% dei residenti va a
pregare - ha sottolineato Fateh Ali - Eppure questa enorme parte
della societa' non e' rappresentata. La rappresentanza della
comunita' e' nelle mani dei religiosi. Viviamo, dunque,
l'esclusione del miscredente e siamo a disagio. Il mondo
musulmano e' in arretramento e abbiamo paura che i tagliagole
dell'Isis vengano a toglierci il respiro anche in Occidente".
Il punto di partenza per andare verso lo sviluppo per Hubert
Jaoui, esperto di cultura ebraica, e' la conoscenza. "Oggi piu'
che mai e' urgente insegnare tutte le religioni - ha detto Jaoui
concludendo l'incontro - compresa la filosofia laica".(ANSAmed).
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