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Turchia: I fiori di Gezi Park in un documentario di Mtv

Un racconto tra rap e islam a due anni dalle proteste

21 maggio 2015, 14:45

Redazione ANSA

ANSACheck
(ANSAmed) - ISTANBUL, 21 MAG - I semi piantati due anni fa dalle proteste di Gezi Park a Istanbul sono diventati fiori. I germogli di un Paese che cambia rapidamente si trovano nella musica e nel giornalismo, nelle università e sui social network.

Così, a quasi due anni dalle proteste che la scossero nel profondo, il canale Mtv ha voluto raccontare la Turchia con un documentario di mezz'ora che fa parte della serie 'Rebel Music' dal titolo inequivocabile: 'Turkey: Flowers of Gezi Park'. Un viaggio tra rap e islam, tra periferie distrutte e resistenze popolari che ha già superato due milioni di visualizzazioni su Youtube.

Il racconto segue le tracce di alcune delle battaglie simbolo della società civile in questi anni, partendo da una persa: quella dei rom dello storico quartiere di Sulukule a Istanbul, dietro le mura Teodosiane, sgomberati nel giro di una notte per far spazio a case nuove e abitanti più facoltosi. Un passaggio raccontato con la rabbia e la speranza della band hip-hop 'Tahribad-i Isyan', mix di etnie spesso discriminate. Così, accanto al rimpianto del rom Asil Slang per la 'gentrificazione' che ha portato via le notti in musica dal suo quartiere, c'è la voglia di riscatto del curdo Vz, che attorniato dai bambini di Sulukule intona un rap di protesta mentre scorrono le immagini delle ruspe che buttano tutto giù. Poi c'è il racconto dentro i giorni di Gezi con la voce di Perihan, studentessa e attivista di un collettivo femminista, che ricorda una "esplosione di emozioni represse". Quando invece la repressione si trasferisce sulle manifestazioni, entra in gioco il videomaker Kazim Kizil, che filmando gli scontri ha scoperto la sua vocazione fino a farsi occhi e orecchie di un'altra protesta, quella dei coltivatori di Yirca contro la distruzione dei loro oliveti centenari per far spazio a una centrale elettrica nella Turchia occidentale.

Per tutti, Gezi ha mostrato le due facce della Turchia. Perché lontano dalle manifestazioni di piazza, c'è un Paese in cui dal 2002 tutte le elezioni le ha vinte l'Akp, il Partito Giustizia e Sviluppo del presidente Recep Tayyip Erdogan, cambiandolo profondamente. Il documentario prova a dare voce anche ai giovani dell'altra Turchia come Elif, studentessa di francese all'università Yeditepe che rivendica il diritto di andare a lezione con il velo, concesso solo di recente. E non solo: "Finalmente - dice orgogliosa - possiamo intraprendere qualsiasi carriera, tranne che polizia e magistratura". Con lei, c'è spazio anche per il giovane teologo che è anche una piccola star dell'Islam sui social media. Con oltre 30 mila follower, Fahreddin Ozlen offre la prospettiva di un Paese che ammira Erdogan e rivendica una cultura tradizionale contro l'occidentalizzazione della Turchia in cui l'uomo e la donna non possono essere messi sullo stesso piano. Spaccati di un Paese che tra pochi giorni ricorderà come Gezi l'abbia cambiato e si prepara a testarsi di nuovo nelle urne il 7 giugno, nel primo voto recente senza Erdogan candidato. Perché come dice alla fine il giornalista Gokhan Bicici, vincitore del Premio per la libertà di stampa dell'Associazione dei Giornalisti Turchi, "per capire se un albero è cambiato, a volte bisogna fare un passo indietro e guardarlo di nuovo due anni dopo". (ANSAmed).

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