Soprattutto per quella forte, nell'anno in cui tra mille polemiche si commemora il centenario del genocidio armeno, di portare l'attenzione sulla loro eredità artistica e culturale in Turchia. Così tra i luoghi proposti ai visitatori c'è l'ufficio di Hrant Dink, il giornalista turco-armeno fondatore del giornale bilingue Agos assassinato in pieno centro a Istanbul nel gennaio 2007. O anche il Museo dell'Innocenza del premio Nobel Orhan Pamuk - tra i primi a parlare pubblicamente di genocidio armeno in Turchia - che ospita due dipinti di Arshile Gorky, padre dell'espressionismo astratto sopravvissuto ai massacri degli armeni nel 1915. "L'arte ha la capacità di scuotere le coscienze, e in questo senso la Biennale è molto tempestiva", commenta Christov-Bakargiev, origini anche italiane, che ha già curato la Biennale di Sidney e da gennaio dirigerà il Castello di Rivoli e la Gam di Torino. Non è casuale dunque l'impronta italiana, con il Liceo italiano di Istanbul e Casa Garibaldi volute tra le sedi espositive. E non mancano neppure gli artisti nostrani, da Giovanni Anselmo alla giovane Elena Mazzi. Smentite invece le voci che volevano la presenza di Toni Negri. Christov-Bakargiev non si tira indietro neppure di fronte alle polemiche per le richieste, giunte ad alcuni artisti, di sospendere l'accesso ai propri lavori per 15 minuti per denunciare le violenze contro la popolazione curda nel sud-est della Turchia: "Sono assolutamente liberi di farlo. Certo, sono scettica sulla possibilità di influenzare i politici. Preferisco occuparmi di arte".
Tra le location proposte c'è anche Buyukada, la più grande delle Isole dei Principi sul mar di Marmara al largo di Istanbul.
Ancora una volta con una meta molto simbolica: la casa dove ha vissuto Lev Trozkij dal 1929 al 1933, la cui presenza ha ispirato anche un'installazione dell'artista William Kentridge.
"Io non la conoscevo. A farmela scoprire - racconta la curatrice - è stato proprio Orhan Pamuk, che su quell'isola trascorre le sue estati". (ANSAmed).
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