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Cinema: Much Loved, arriva film censurato in Marocco

Protagoniste 4 prostitute, il regista Ayouch minacciato di morte

17 settembre 2015, 12:00

Redazione ANSA

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Una foto del film Much Loved - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una foto del film Much Loved -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Una foto del film Much Loved - RIPRODUZIONE RISERVATA

   RABAT - Troppo amate, ma non in Marocco.  Much Loved, il film del regista franco-marocchino Nabil Ayouch, uscirà nelle sale italiane l'8 ottobre, distribuito da Cinema di Valerio De Paolis. Accolto dagli applausi alla Quinzaine di Cannes, 'Much Loved' che nel titolo originale suona come 'Che bella che sei', narra la storia di quattro donne, Noha, Randa, Soukaina e Hlima che nella Marrakech dei giorni nostri vivono di amori mercenari. Amiche e prostitute, le quattro si sostengono a vicenda e raccontano il loro quotidiano, fatto di violenza e carezze fugaci, umiliazioni e tenerezza. Pensato dal regista come "ode alla condizione femminile", è stato vietato dal ministro della Comunicazione, islamista, che lo ha censurato preventivamente, sulla base di spezzoni di film postati in rete.

Ma quel che è peggio è che, senza mai essere stato proiettato nei confini marocchini, il lungometraggio ha suscitato un'onda di indignazione con tanto di minacce di morte per il regista e le attrici, costretti ora a vivere sotto scorta. Offenderebbe gravemente i valori morali e la donna marocchina, oltre che l'immagine del paese, secondo le autorità che lo hanno vietato.

E non si capisce se a indignare sia stata la fotografia della vita di queste ragazze, quattro tra le centinaia di quelle che lavorano nella città ocra, o, piuttosto, l'ipocrisia congelata negli sguardi di parenti e amici che nel film, come nella realtà, sono pronti a chiudere gli occhi di fronte ai guadagni facili di figlie e sorelle. In più, ha aggiunto il regista, "nella società patriarcale araba le prostitute hanno un potere e una libertà che le donne di solito non hanno".

L'approccio quasi antropologico e il lavoro di un anno di ricerca hanno fatto il film, quasi una docu-fiction, ora nell'occhio del ciclone. In Francia il mondo del cinema, dai fratelli Dardenne a Costa Gravas, si è schierato dalla parte del cineasta lanciando appelli di solidarietà. Nabil Ayouch non è nuovo alle polemiche. Al suo settimo lungometraggio, ha già trattato temi come droga e corruzione, terrorismo islamico e bambini di strada. Ma è la prima volta che un suo film, pure apprezzato oltre i confini del regno, viene vietato nelle sale marocchine.

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