(Di Massimo Lomonaco) Herbert
Pagani, artista eclettico e visionario, è sepolto a Tel Aviv:
quando capì che la leucemia fulminante di cui soffriva lo
avrebbe ucciso, lasciò scritta questa sua volontà. E cosi' il 7
agosto del 1988 una grande folla lo salutò per l'ultima volta
ascoltando l'orazione funebre letta da Shimon Peres, allora
ministro degli esteri di Israele. Domani sera Herbert Pagani -
ebreo libico di cultura e nazionalità italiana - sarà ricordato
proprio nella 'sua' Tel Aviv al 'Centro Peres della Pace' al
termine della 15/a Settimana della lingua italiana nel mondo,
incentrata sulla musica. Le sue canzoni, le sue 'arringhe', come
quella famosa e toccante in difesa di Israele, del sionismo, la
sua lotta per la pace, le sue opere, saranno celebrate nella
manifestazione 'Herbert Pagani: la Parola, il Segno, il Canto',
organizzata dall'Istituto italiano di cultura. Ad aprire
l'iniziativa saranno l'ambasciatore italiano Francesco Maria
Talò e il presidente dell'Organizzazione mondiale degli ebrei
libici Shimon Doron. All'interno dell'evento la rassegna 'A Gash
in the Sky', curata da Avi Pedatzur. Ad interpretare le canzoni
di Pagani (tra cui 'Albergo ad ore' e 'Cin Cin con gli
occhiali'), Marco Ferradini (di cui fu produttore e autore del
testo della hit del cantante 'Teorema'), Anna Jencek e Miriam
Meghnagi. Morto a 44 anni Herbert Avraham Haggiag Pagani è stato
una personalità poliedrica, capace di raccontare in italiano e
in francese la sua arte nelle varie versioni che nel tempo
assunse: voce di Radio Montecarlo, cantautore in proprio e per
altri cantanti, tra cui Dalida, Adamo e altri, poeta, attore,
produttore, ma anche scultore, ha segnato gli anni 70 e 80 dello
scorso secolo. La sua opera multimediale del 75 'Megalopolis',
prima presentata a Parigi e poi ospitata al Festival dei Due
Mondi di Spoleto, fu un attacco ad un mondo supertecnologico e
senza sentimenti. Fortemente legato al suo essere ebreo, Pagani
si e' impegnato a fondo nella difesa di Israele sottolineando al
tempo stesso la necessita' della pace ('Lettera ai miei
fratelli') e sfidando, da uomo di sinistra, i luoghi comuni
della sua parte politica nei confronti dello stato ebraico. Nel
1987 fu nominato Direttore artistico del Centro mondiale per il
patrimonio del nord africa ebraico a Gerusalemme. Quello stesso
anno scrisse dal Congresso mondiale degli ebrei libici di New
York una straordinaria Lettera al Colonnello Gheddafi nella
quale gli ricordò ciò che la sua gente aveva dato alla Libia
prima di essere cacciata senza colpa nel 1967 dalla madre
patria.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA