(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - ROMA, 22 SET - "Da piccolo non avrei mai
immaginato di potere uscire da Sabra o che potesse esistere una
vita al di fuori. Oggi invece le mie opere viaggiano nel mondo e
grazie ad esse posso raccontare come si vive nel campo profughi
in cui sono nato e cresciuto, ma anche come vivono i palestinesi
e quei milioni di persone che nel mondo sono segregati".
A parlare è Abdul Rahman Katanani, giovane artista
palestinese che attraverso le sue sculture e installazioni fatte
di filo spinato, legno e plastica raccolti a Sabra - uno dei
dodici campi profughi del Libano - si è conquistato la notorietà
a livello internazionale, tanto da esporre a Londra, Parigi,
Dubai, Bruxelles e, per la prima volta, anche in Italia. Le sue
opere sono quotate da Christie's e Sotheby's attorno alle 25-35
mila sterline, eppure il successo non sembra aver tolto nulla
alla sua freschezza e umiltà con la quale racconta la sua
storia. "L'arte è diventata il mio visto per uscire dal campo
profughi libanese in cui lavoro", racconta in un'intervista
all'ANSA a margine di una conferenza stampa organizzata stamani
in Senato e promossa dalla giornalista e attivista Antonella
Napoli, coordinatrice della rete 'Illuminare le periferie' e
Articolo 21, cui sono intervenuti, fra gli altri, il senatore Pd
Roberto Cociancich, componente della Commissione Esteri del
Senato e l'ambasciatore palestinese in Italia, Mai Alkaila.
Nato nel 1983, un anno dopo il massacro di circa 2.000
palestinesi ad opera delle milizie cristiane libanesi con
l'assenso tacito dell'esercito israeliano che stazionava davanti
ai campi di Sabra e Shatila alla periferia Ovest di Beirut,
Abdul Rahman la Palestina non l'ha mai vista, ma parla di una
identità palestinese che ricerca attraverso le sue stesse opere.
"La mia famiglia - spiega - è originaria di un piccolo villaggio
vicino Giaffa". Come le migliaia di profughi del 1948, ormai
giunti alla quarta generazione, aspetta di potervi fare ritorno.
E' fiducioso. "Il mio è un messaggio di speranza, oltre che un
grido di sofferenza". In attesa, si adopera per i giovani di
Sabra. La sua riuscita è un esempio. "Segno che lavorando -
conclude lo scultore che nel 2013 ha conseguito un master in
Belle Arti all'Università di Beirut dopo avere iniziato
disegnando caricature e facendo graffiti - si può diventare
qualcosa di diverso e uscire dal campo diventa possibile".
"La cultura è il mezzo attraverso il quale riuscire a
mantenere viva la nostra identità", ha detto l'ambasciatore
palestinese in Italia, Mai Alkaila. "Pur non avendo mai potuto
entrare nei Territori, ha aggiunto con rammarico la diplomatica,
attraverso le sue opere, Katanani, onora questa identità".
Tra i suoi lavori più noti, l'ulivo fatto di filo spinato che
il giovane artista ha voluto donare a favore della ricostruzione
di Amatrice. "Quegli stessi ulivi simbolo di pace che i coloni
israeliani continuano a sradicare con l'intento di cancellare la
presenza palestinese", chiosa Alkaila.
"Le opere di Katanani - ha aggiunto dal canto suo Cociancich
- sono importanti, perché ci ricordano il dolore che vivono i
profughi palestinesi, ma anche la speranza".
Questa sera a Roma, all'Electronic art café di piazza
Farnese, sarà possibile vedere dal vivo una sua scultura, mentre
la sua prima personale, sarà ospitata al Museo delle arti di
Catanzaro, a maggio 2017. (ANSAmed).
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