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Donna dai capelli rossi, Pamuk torna a parlare di sua Turchia

Nel nuovo romanzo, la storia di un ragazzo in cerca di identità

31 gennaio 2017, 12:57

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 - ROMA - Nel suo ultimo romanzo, 'La donna dai capelli rossi', Orhan Pamuk riprende il filo del suo viaggio letterario sulla modernizzazione di Istanbul e della Turchia, parla della profonda e rapida trasformazione di un paese e della sua città che ne è l'emblema, e lo anche nel senso di punto di incontro non facile tra oriente e occidente. Assieme fa affiorare anche come tutto questo crei scompensi, faccia maturare momenti tragici visto che le radici, i costumi e la cultura invece subiscono modificazioni molto più lente e finiscono per scontrarsi con una realtà in cui non si ritrovano (anche politicamente, data l'attuale situazione della Turchia).

A tutto questo si aggiunge anche una riflessione tra modelli arcaici e modernità sulla paternità. La storia così è quella di Cem, studente liceale a Istanbul a metà anni '80, figlio di un padre farmacista che un bel giorno, per le sue idee e impegno comunista, viene arrestato, torturato e non torna più a casa, così che madre e figlio sono costretti a arrangiarsi. Cem, per procurasi i soldi per l'università, dopo aver lavorato in una libreria andrà a fare l'aiuto di un mastro scavatore di pozzi, Mahmut Usta, che lo porta a lavorare sulla collina di Ongoren, una cittadina nei dintorni dove la sua vita resterà segnata per sempre. Il mastro, che per la sua provenienza lo chiama ''signorino'', diventa una figura paterna dura e tenera assieme, più solida di quella che Cem aveva, capace, più che persuaderlo, di rassicurarlo e fargli sentire la propria autorità e assieme di affascinarlo con i propri racconti di antiche storie e leggende, cui il giovane replica con ricordi scolastici e la storia inquietante di Edipo. Storia che si rispecchierà in quella a contrasto del sovrano Rostam che senza saperlo uccide in battaglia il figlio Sohrab tratta dal persiano ''Libro dei Re'' di Ferdowsi, udita per la prima volta in un teatro socialista popolare di Ongoren da un'attrice dai capelli rossi fiamma che affascina profondamente Cem. Totalmente preso da questa figura sensualissima, comincia a seguirla e cercarla finché, dopo alcuni incontri tra interesse e mistero, avrà a sorpresa da lei, partito il marito, la sua prima notte indimenticabile di sesso, poco dopo la quale, sicuro di aver ucciso Mahmut Usta in un incidente durante lo scavo del pozzo, fuggirà tornando a casa. E' così che Edipo, ma soprattutto Sohrab che gli è più vicino culturalmente, ma anche psicologicamente, sentendosi vittima dell'abbandono del padre specie per la sua sparizione anche dopo uscito di prigione e per altre situazioni e intrecci con la propria vita che apprenderà nel tempo, per la mirabile anche se complessa e per certi versi prevedibile costruzione narrativa di questo romanzo nei suoi colpi di scena. Non a caso quando, divenuto ingegnere geologico, si sposerà con Ayse e pian piano metterà su un impero immobiliare come costruttore approfittando del boom economico e dell'espansione velocissima di Istanbul, che ingloberà tutti i dintorni, compresa Ongoren, chiamerà la sua società proprio Sohrab. E mentre pian piano l'ossessione del senso di colpa per l'accaduto al pozzo va attenuandosi, anche per il sospetto che in realtà Mahmut Usta si sia salvato visto che nessuno è mai venuto a cercarlo, ecco che gli arriva una lettera in cui un certo Enver si proclama suo figlio e poi lo citerà in tribunale ottenendo con l'esame del Dna il riconoscimento. E' il ritorno del passato che sarà gravido di conseguenze drammatiche di cui ci verrà chiarito il senso da un intervento a posteriori proprio della Donna dai Capelli Rossi, che di Enver è ovviamente la madre. Appaiono allora esemplari le tre citazioni messe ad epigrafe del libro, a cominciare da quella dall'Edipo re di Sofocle: ''Il delitto è antico, la prova difficile: come mai la si troverà?''.

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