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Yehoshua, Sicilia diventi Bruxelles del Mediterraneo

Lo scrittore a bordo della barca di Progetto Mediterranea

02 maggio 2017, 11:15

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Simone Perotti, scrittore e comandante della spedizione Progetto Mediterranea, ha incontrato lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua. Questo è l'articolo che ha scritto per ANSAmed.

"Sai che a fondare il sionismo è stato uno scrittore?".

Abraham Yehoshua mi guarda e fa una pausa impercettibile. Ha gli occhi attenti il grande scrittore israeliano, probabilmente il più famoso vivente. Semplice, disponibile, curioso, è salito a bordo di Mediterranea, che ora si trova in Israele, con qualche piccolo disagio, ma a oltre ottantuno anni si muove ancora con una certa circospetta agilità. "I primi ideatori del sionismo, di uno stato a cui tornare dalle varie diaspore, erano scrittori. Lo era Theodor Herzl, una sorta di nostro Garibaldi, giornalista, giurista, scrittore ungherese, che teorizzò che nei territori coloniali mediorientali inglesi nascesse lo stato di Israele. Lo era Vladimir Žabotinskij, scrittore e soldato, padre del concetto di autodifesa degli ebrei". Si diverte a parlare, Yehoshua. "E poi la nostra lingua, rinnovamento dell'antico ebraico che stava morendo. È diventata lo strumento principale della nascita dello Stato di Israele. Siamo un popolo molto letterario".

Yehoshua è affascinato dalle idee di un Mediterraneo Unito che gli ho scritto qualche mese fa, e di cui entusiasta mi parlò nella nostra prima telefonata. "Io? Sono mediterraneo. La mia identità è mediterranea, come quella del mio paese. Noi non siamo mediorientali, ma mediterranei. Ci unisce un universo di cose in comune, ma soprattutto il concetto di civilizzazione, che viene da una profonda stratificazione culturale. Anche i palestinesi sono mediterranei, ognuno di noi porta con sé la mitologia di questo mondo". Parlare con un grande scrittore, per di più ottuagenario, è una garanzia di libertà del pensiero. "Occorre che l'Italia si incarichi di fare da mediatore, coordinatore, organizzatore di un processo di unione del Mediterraneo. Anche la Spagna, certo, e volendo anche la Grecia, ma soprattutto l'Italia. La Francia è in crisi profonda, sociale e politica. Il tuo paese deve guardare a sud, è lì il nuovo orizzonte, lì sta la nuova frontiera". Io annuisco con un sorriso, ma Abraham non ha finito: "Il modello c'è, certo che c'è. Rifiuto del denaro come mito, dell'ambizione come valore, di questa eccessiva e assurda globalizzazione, che rende tutto identico e per sapere in che aeroporto sei devi leggerlo da qualche parte, si somigliano tutti! E poi rispetto delle civiltà, antiche e moderne, e del significato che hanno. Gli arabi del Nord Africa, sono una civiltà importante, di cui occorre tenere grande conto. Il modello di Israele sono gli USA, ma mia madre veniva dal Marocco!". "L'Italia - dice - deve fare pressione su Israele perché risolva la questione dei campi, il problema palestinese, l'occupazione, le nuove costruzioni. Dobbiamo dare a questa gente la cittadinanza, oppure dar loro uno Stato, punto. Il problema è il rispetto delle condizioni di vita, il problema è il lavoro, e questo vale tanto in Nord Africa quanto in Palestina. Bisogna creare un ponte per agevolare, risolvere queste questioni". Gli chiedo se Spinelli e Rossi, a Ventotene nel 1943 non fossero più utopisti di noi pensando all'Unione Europea mentre il continente veniva raso al suolo dalle bombe.

"Certo che sì! Guarda, Bruxelles ha fatto un buon lavoro, sia sull'economia, sia sul lavoro, sia sulla questione dei confini.

Ma ora è debole, l'Europa si sta disgregando e indebolendo terribilmente. È il momento giusto perché il Mediterraneo trovi il suo spazio. e per trovarlo serve qualcuno che si faccia capofila, e questo qualcuno non può che essere l'Italia, anche la Grecia, ma è un po' in difficoltà, l'Italia deve prendere in mano il filo di questo processo". Gli chiedo però concretamente come si possa fare: "Bisogna creare un'atmosfera, un immaginario, e voi potete farlo perché in Italia c'è la Sicilia; greci, romani, arabi, spagnoli, tutti sono stati lì perché è un'isola, ed è al centro, e c'è un eccesso, perfino, di bellezza. La Sicilia deve diventare la Bruxelles del Mediterraneo. Dovete prendere un po' le distanze dall'Ue e lavorare al Mediterraneo, mettere fine alla guerra israelo-palestinese, oggi Israele è uno stato molto forte, cresce, ha tanta tecnologia, tanti giovani, e poi con l'Egitto la pace regge, bisogna dialogare con la Turchia".

"Il Mediterraneo è pluralista, si basa sulle differenze, questa è la sua stessa struttura. Se gli estremisti vengono fermati, possiamo trovare un modello e crescere", spiega.

"Io sai perché ho così grande successo in Italia con i miei romanzi? Perché sono tutti incentrati sul concetto di famiglia, un altro tema molto mediterraneo. L'Italia ha questo tema centrale. Per gli inglesi è il tema delle classi sociali, per i francesi il rapporto uomo-donna, per i tedeschi l'ordine e il grottesco, per gli statunitensi l'individualismo, il progetto e la frontiera".

Lo aiuto a sbarcare, percorriamo la banchina del porto di Herzliya continuando a parlare di Mediterraneo. Ci abbracciamo vicino alla sua macchina.

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