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Festa Roma: Prendre le large e l'immigrazione al contrario

Da Francia a Marocco, Morel racconta dramma delocalizzazione

30 ottobre 2017, 16:12

Redazione ANSA

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Una scena di Prendre le large di Gael Morel - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una scena di Prendre le large di Gael Morel -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Una scena di Prendre le large di Gael Morel - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - Una fabbrica tessile francese costretta a delocalizzare; un'operaia francese che, come tanti dipendenti, si trova a un bivio: il licenziamento o il trasferimento a Tangeri, in Marocco, dove i suoi datori di lavoro scelgono di spostare la propria attività per non rischiare di chiudere definitivamente. Storia di emigrazione al contrario, di integrazione difficile in un Paese della sponda Sud, più aperto di tanti altri ma dalle tradizioni molto diverse dalla propria terra di origine. A raccontarla è Prendre le large, film di Gael Morel, con Sandrine Bonnaire, in uscita in Francia l'8 novembre prossimo, che è stato presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma (fino al 5 novembre).

Edith ha 45 anni, è vedova, con un figlio lontano e senza altri legami. Decide di accettare il trasferimento, malgrado l'amica e collega di origini marocchine - interpretata da Lubna Azabal - tenti di dissuaderla. Senza rimorsi, passa lo Stretto di Gibilterra e inizia una nuova vita a Tangeri, città in continua espansione, grazie alla crescita di uno dei porti più efficienti del Mediterraneo, che ha saputo attrarre numerose fabbriche d'auto e dell'indotto. La vita nella nuova fabbrica e l'adattamento in un Paese sconosciuto non sono facili. La chiamano "la Francese". Unico conforto, l'amicizia di Mina - una donna moderna, separata con un figlio - che gestisce da sola la pensione in cui alloggia la protagonista. Grazie a questo legame, la vita di Edith prende una nuova piega.

Autore di Les chemins de l'oued (2002), vincitore del premio FIPRESCI al Festival di Toronto, e di Après lui, in concorso a Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, Morel ha scelto di rendere omaggio a quella classe operaia da cui egli stesso proviene. "L'idea di un film su una donna che accetta di essere trasferita in Marocco - spiega il regista - è nata mentre parlavo della situazione dell'industria tessile a Villefranche-sur-Saone con mio padre, che ha lavorato per molto tempo in una fabbrica tessile". Oggi, racconta, le industrie ancora attive nella regione sono poche. Partendo dalla legge sul lavoro approvata in Francia, che propone la soluzione vista nel film, o l'indennizzo o il trasferimento nel caso in cui un'azienda decida di delocalizzare, il film si ispira alla situazione vissuta da molti lavoratori in Spagna. Anche se in Francia molti scelgono la prima strada, fa notare, il fatto di scegliere di emigrare verso Sud, potrebbe "benissimo accadere anche da noi".

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