Proiettato ieri sera al Savoy, il primo lungometraggio di Drljevic mette in luce quanto lasciato dalle guerre nella ex Jugoslavia, a sedici anni dalla pacificazione di quei territori.
L'idea, come lui stesso ha spiegato, nasce dalla sua stessa esperienza: dopo avere combattuto sul fronte in quegli anni, partecipa a un workshop per veterani appartenuti ai diversi schieramenti, rivivendo emozioni represse, frustrazione, senso di sfiducia, rabbia e in seguito compassione e comprensione per l'altro, il nemico di un tempo. In 'Men don't cry', quasi un documentario, la lancetta delle emozioni si alza quando riemergono rancori e ostilità. I partecipanti imparano gradualmente a superare le loro divisioni e approdano a una sorta di reciproca comprensione e mutuo rispetto, o almeno tolleranza, nonostante gli spargimenti di sangue del passato. Il film apre una finestra sul cinema della regione. Oggi (ore 17.30 al Savoy) sarà la volta di un corto ''Into the Blue'' della regista Antoneta Alamat Kusijanovi (Slovenia / Croazia), mentre domani (ore 19.30, sempre al Savoy) sarà la volta di Trahere dei registi sloveni Ju Jeraj e Atila Urbani. (ANSAmed).
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