(di Marzia Apice)
(ANSAmed) - ROMA, 23 OTT - I visi e i corpi femminili, gli
animali, le figure astratte e poi i frammenti e gli oggetti, in
una continua decostruzione che impedisce ogni classificazione e
che traduce un pensiero rivoluzionario in materia: è un Picasso
poco conosciuto quello che si incontra a Roma nelle sontuose
sale della Galleria Borghese, dove dal 24 ottobre al 3 febbraio
sono ospitati 56 capolavori scultorei realizzati dal genio
spagnolo tra il 1905 al 1964.
Dal titolo "Picasso. La scultura", la mostra è la prima in
Italia dedicata a questo particolare aspetto della produzione
dell'artista, nonostante questa disciplina abbia di fatto
accompagnato tutta la sua carriera. Picasso infatti ha sempre
scolpito, manipolando la materia per vedere concretizzate le
proprie intuizioni, per sperimentare, per superare le strade già
battute e inaugurarne di nuove, seguendo i tumulti del '900 e
quelli della propria esistenza.
Lungo il percorso appare fin da subito l'evidenza dello
spirito innovatore di Picasso, artista che utilizzava la
scultura per dare corpo alle sue idee: mentre realizzava le
opere, utilizzando i materiali più diversi (dal legno al bronzo,
dalla ceramica al cartone) e ispirandosi spesso alle donne
amate, superava il linguaggio tradizionale della scultura,
distruggeva e ricreava, aprendosi all'astrazione, ma anche al
rapporto con il passato, dall'arte classica a quella africana,
appropriandosi di tutto per poi rielaborare.
Riflessioni, stravolgimenti ed evoluzioni che sono visibili
chiaramente nella Testa femminile (Fernande) del 1909, prima
scultura cubista: un'opera che conquista lo spazio, concepita
per essere osservata da ogni lato superando la tradizionale
visione frontale.
Gran parte del fascino della mostra è costituito proprio
dalla relazione dialettica tra la rivoluzione novecentesca di
Picasso e le opere della Galleria Borghese, che dall'antichità
arrivano all'età moderna: esplorando vari temi, dalle storie ai
miti, dai corpi alle figure, dagli oggetti ai frammenti, nel
percorso emergono significati inediti e nuove suggestioni,
sprigionati proprio dall'incontro scontro tra le sculture
dell'artista spagnolo (per lo più provenienti dal Musée National
Picasso di Parigi e da collezioni provate) e i capolavori del
museo romano. Museo che Picasso visitò nel 1917, per studiare
proprio la scultura di Bernini.
A corredo dell'esposizione anche una rassegna fotografica con
scatti inediti e video che raccontano il contesto in cui le
sculture vennero realizzate.
"Con la scultura di Picasso abbiamo voluto vedere l'effetto
che fa il XX secolo nella Galleria Borghese. Abbiamo iniziato la
nostra riflessione sulla scultura con Giacometti, ora
proseguiamo con Picasso, dalle cui opere emerge una forza vitale
esplosiva" dice all'ANSA Anna Coliva, direttrice della Galleria
Borghese e curatrice della mostra con Diana Widmaier-Picasso,
"l'artista ha creato un rapporto fisico diretto con l'arte
antica, divorando tutto e restituendo un'altra cosa. E ha
aggiunto l'ironia, rompendo la retorica della scultura
classica".(ANSAmed).
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