Cifre astromomiche per i parametri tunisini, che rischiano di mettere i tre istituti in gravissime ambasce per il futuro, non tanto per la liquidazione di pensioni o quant'altro, ma perchè costringeranno il Governo - dopo che quelli precedenti avevano cominciato a pensarci - ad adottare delle misure, pena il fallimento di una politica sociale che s'è dimostrata importantissima per milioni di tunisini.
Il Paese sta attraversando una lunga crisi economica, cominciata ben prima della caduta del regime di Ben Ali e che si è tradotta, nel tempo, in una contrazione sensibile delle opportunità di lavoro. Cosa che ha colpito e colpisce ancora i giovani, stretti tra un mercato del lavoro che non riesce ad assorbirne numero e potenzialità ed una condizione di mancata produttività in termini di reddito che li costringe ancora a vivere sulle spalle della famiglia. Dove spessissimo sono i più anziani a portare certezze, grazie appunto alle loro pensioni, comunque abbastanza basse, ma in ogni caso garantite.
Questo stato di cose, per andare aventi stante le attuali norme, presuppone una saldezza dei conti che oggi purtroppo le casse socioali non riescono più a garantire e che necessitano invece l'adozione di misure urgenti, la più probabile delle quali appare l'innalzamento dell'età per potere accedere alle pensione. Una piccola, ma sostanziale rivoluzione, che però, per la necessità di scaglionare i tempi per andare a regime, produrrebbe i suoi effetti nel medio-lungo periodo. Cosa che almeno ad oggi Cnss, Cnrps e Cnam forse non possono più permettersi. Con la sola scappatoia di chiedere allo Stato di coprire il disavanzo.
Ma la gravità della situazione impone l'adozione di scelte che potrebbero, anzi probabilmente saranno impopolari e che si pongono come l'ennesimno ostacolo sul cammino del nuovo governo che vede il suo percorso prossimo venturo irto di difficoltà.
(ANSAmed).
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