Chi ha promosso l'iniziativa non se ne nasconde le difficoltà, stimando che i primi risultati concreti si potrebbero avere solo tra qualche anno, forse cinque. Comunque sono stati stabiliti gli ambiti commerciali che il Club Halal ritiene possano essere i punti di forza dell'operazione. Si tratta di prodotti che hanno fatto la ''storia'' mercantile del Marocco e che, per qualità e quantità, costituiranno la testa di ponte del Regno sui ricchissimi ed appetibili mercati dell'Europa, così come degli Stati Uniti.
Si tratta, soprattutto, dell'olio d'oliva, dell'olio di argan, del miele, dello zafferano, del couscous, delle sardine, dell'acqua di rose e dei fichi d'india. "Bisogna sottolineare - ha detto al sito La Vie economique Najib Mikou, presidente del Club - che halal è soprattutto un concetto di marketing, con una produzione in base a norme tecniche specifiche e di qualità per soddisfare le esigenze dei consumatori in termini di sicurezza ed igiene degli alimenti".
Una produzione in cui la qualità è la parte più importante e che prefigura un coinvolgimento non solo di aziende grandi e strutturate su base nazionale, ma anche delle cooperative che, nel settore agroalimentare, stanno facendo in Marocco passi da gigante, raggiungendo spesso livelli di eccellenza.
Del mercato halal in tutto il mondo fanno parte almeno un miliardo e 600 milioni di persone, con le quali i produttori marocchini del Club cercheranno di interagire con iniziative che vedranno il coinvolgimento diretto dell'Associazione marocchina degli esportatori, che non sarà, quindi, solo la promotrice. Il potenziale bacino di imprese marocchine coinvolgibili all'iniziativa è di circa 270 e il numero dei soci del Club, forse già entro il 2015, potrebbe lievitare ad un centinaio, inserendo anche quelle che, ad esempio, lavorano nel settore dei cibi inscatolati, ma anche della cosmetica.(ANSAmed).
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