Il suo fine, si legge nel comunicato, è piuttosto quello di offrire una migliore comprensione delle condizioni socioeconomiche dei libici prima e dopo il loro arrivo in Tunisia, la loro distribuzione sul territorio e dei fattori della loro marginalizzazione nella vita quotidiana. Secondo lo studio la maggior parte dei libici, il 34,7%, vive nella regione intorno alla capitale, in condizioni non sempre buone.
Tra Libia e Tunisia vige un accordo di libera circolazione che permette ai rispettivi cittadini di viaggiare senza bisogno di visto ma che impedisce ai libici di avere uno status legale in Tunisia. Non esistendo in Tunisia una legge per i rifugiati, questi ultimi non possono richiederne lo status e per avere un permesso di soggiorno regolare debbono fornire una clausola di solvibilità, garantire di avere denaro o beni, cosa non sempre facile. I loro problemi sono spesso quelli di avere accesso ai servizi sanitari di base e al sistema scolastico per i figli. Il 70% degli intervistati ha espresso il desiderio di tornare a vivere in Libia non appena le condizioni del Paese lo consentiranno, pur dichiarando di apprezzare l'assistenza ed il welfare tunisino. Lo studio si conclude con alcune raccomandazioni per i decisori istituzionali insieme ad alcune proposte che tengono in considerazione i bisogni e le opportunità nell'ottica del buon governo delle migrazioni nel paese, a beneficio di tutte le parti interessate. (ANSAmed).
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