BRUXELLES - Dopo la crisi finanziaria e del debito, la disoccupazione a lungo termine è diventata un problema fondamentale per il mercato europeo del lavoro, specie in Grecia, Spagna e Croazia. Lo riferisce uno studio della Bertelsmann Stiftung sulla base dei dati dell'indagine sulla forza lavoro dell'Unione europea, secondo cui su 22 milioni di disoccupati Ue nel 2015, quasi la metà (48,2%) è rimasto senza lavoro per oltre dodici mesi e quasi un terzo oltre due anni.
Lo studio mostra chiaramente una divisione fra nord e sud dell'Ue. Mentre nel complesso, solo il 4,3% della forza lavoro resta fuori dal mercato a lungo termine, le cifre per Grecia (17,7%), Spagna (10,8%) e Croazia (10,4%) sono significativamente più elevate. Le percentuali più basse dei senza lavoro di lungo periodo sono in Gran Bretagna (1,5%), Svezia (1,5%) e Lussemburgo (1,6%). Nei Paesi del Sud, in particolare, la disoccupazione a lungo termine è attribuibile alla crisi finanziaria e del debito, a causa del quale nell'Ue il tasso di disoccupati è il doppio rispetto a quello pre-crisi del 2008 (2,5%). Mentre il tasso dei senza occupazione di lungo periodo è maggiormente prevalente fra i lavoratori poco qualificati quasi in ogni Paese, con una media Ue del 5,9%, in Grecia, Spagna e Croazia, il fenomeno interessa oltre il 10% dei lavoratori con una qualifica di medio livello e oltre il 5% di quelli altamente qualificati.
"La disoccupazione a lungo termine sta diventando un fenomeno di massa in alcuni Paesi e pone una minaccia alla ripresa economica dell'Europa" spiega Aart De Geus, presidente di Bertelsmann Stiftung. Il fenomeno "non solo ha un impatto sulle finanze pubbliche, ma anche sulle persone, che vengono lasciate senza nessuna prospettiva troppo a lungo e che quindi perdono fiducia nel governo e nell'economia di mercato" afferma De Geus.
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