(ANSAmed) - ROMA, 1 GIU - "La Fao crede che investire in
agricoltura e sviluppo sostenibile siano risposte chiave alle
migrazioni. Lavoriamo a tutti i livelli per costruire politche,
per rafforzare le capacità dei protagonisti, in particolare
giovani e donne". Così Maria Helena Salgado, vice direttoore
generale per clima e risorse naturali della Fao, ha aperto a
Roma la giornata di studi "Conoscere meglio le cause e l'impatto
delle migrazioni per politiche e programmi che guardino al
futuro", che ha raccolto esperti internazionali del settore
agricolo ma anche sociologi e studiosi dell'impatto delle
migrazioni e dell'integrazione.
Un'integrazione che, soprattutto nel settore agricolo, è già
pienamente in atto in Italia, ma anche in Paesi come la Spagna
come ha sottolineato Yoan Molinero-Gerbeau, del consiglio
nazionale spagnolo per le ricerche: "Possiamo dire che le
migrazioni nel Mediterraneo e la presenza di lavoratori
stranieri siano diventati un fattore strutturale della
produzione e contribuiscono a garantire la sicurezza alimentare
in Europa". Un fattore da migliorare costantemente, anche con
una formazione adeguata, come ha spiegato Luca Maestripieri,
direttore generale della direzione dello cooperazione del
ministero italiano degli Affari Esteri: "Serve - ha detto - una
crescita inclusiva nel Mediterraneo e bisogna investire in
formazione per creare una forza lavoro specializzata, per
un'agricoltura sostenibile che rispetti l'ambiente. Ma anche
lavorare per l'integrazione nei mercati dei piccoli produttori,
senza dimenticare che promuovere l'integrazione del tessuto
economico delle donne lavoratrici nelle aree rurali è anche un
fattore chiave nella stabilità sociale. Stiamo anche creando
cooperazioni con il settore privato per attrarre investimenti
responsabili".
Tra i temi emersi, infatti, c'è anche il contributo
dell'immigrazione, se ben gestita, alla crescita economica, alla
riduzione della povertà e alla sicurezza alimentare nella
regione Mediterranea, attraverso scambi di conoscenze e di
tecnologie. "Le politiche - ha sottolineato però Apostolos
Papadopoulos dell'Università Harokopio di Atene - devono essere
più proattive", evidenziando la necessità di promuovere gli
effetti benefici delle migrazioni più che sottolinearne le
difficoltà. In questo senso, un ruolo importante spetta anche
alle donne che, ha evidenziato Leonardo Mizzi della Direzione
Generale per la cooperazione internazionale e lo sviluppo
dell'Unione Europea: "Devono essere maggiormente incluse nei
programmi e ottenere anche una voce più forte nei centri
decisionali".
La giornata è stata il primo incontro del Forum
sull'Agrcoltura, lo sviluppo rurale e le migrazioni nel
Mediterraneo, crato dall'International Centre for Advanced
Mediterranean Agronomic Studies (CIHEAM), la Fao, l'Unione per
il Mediterraneo, con il patrocinio nella Farnesina. Il punto di
partenza è la forte connessione tra migrazioni e agricoltura
visto che una larga fetta di immigrati viene da aree rurali
caratterizzate da tassi in crescita di povertà e disoccupazione:
investire nello sviluppo dell'agricoltura, è emerso dal
dibattito, l'adattamento ai cambiamento climatici e la
resilienza sono dei fattori cruciali da tenere in considerazione
per affrontare le sfide dell'immigrazione nel Mediterraneo.
(ANSAmed).
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