(di Aldo Baquis)
(ANSAmed) - TEL AVIV, 25 SET - Malgrado l'età avanzata e
accertati segni di logorio, la centrale nucleare di Dimona
(Neghev, sud di Israele) non si accinge ad andare in pensione
nel prossimo futuro. Lo ha appreso la parlamentare israeliana
Yael Cohen-Paran (una sostenitrice della causa ambientalista)
che ha appena ricevuto la risposta ufficiale ad sua una
interpellanza sottoposta alla Knesset oltre un anno fa. "Non è
stato fissato alcun tempo massimo riguardo al funzionamento
della centrale" le ha risposto il ministro Yariv Levin. Parole
che hanno fatto trasalire un commentatore Haaretz secondo cui
reattori analoghi a quello di Dimona hanno al massimo 40 anni di
vita. Quello israeliano (costruito sul modello dei reattori
francesi per la produzione di energia elettrica) potrebbe
essere, a suo parere, il più anziano nel suo genere ancora
attivo al mondo. Il reattore di Dimona fu realizzato nella
seconda metà degli anni 50 su iniziativa di Shimon Peres. In un
libro di memorie appena uscito, ad un anno dalla sua morte
('Nessuno spazio per sogni piccoli'), Peres ricorda le battaglie
che dovette vincere per superare le resistenze dei dirigenti
israeliani. Temevano fra l'altro di suscitare reazioni punitive
da parte degli Usa o dell'Urss. Altri avvertivano che i costi
erano proibitivi e paventavano che gli israeliani sarebbero
rimasti "senza pane". Ma a posteriori quel reattore si ripago'
abbondantemente, secondo Peres, in termini di deterrente
strategico nei confronti dei nemici di Israele. Sei decenni dopo
Cohen-Paran si domanda però se Dimona non possa rappresentare
adesso un pericolo per i dipendenti (nel corso degli anni almeno
170 si sono ammalati di tumori) e per i 35 mila abitanti della
città vicina. La parlamentare ha citato un rapporto secondo cui
nel cuore del reattore, nel nocciolo, sono stati rilevati 1537
difetti. Nella sua risposta il ministro Levin ha assicurato che
le attività del reattore sono monitorate in base a "criteri di
sicurezza professionistici, chiari e severi". Parole che però
non hanno tranquillizzato la parlamentare che in Facebook ha
menzionato altri episodi in cui dietro ad un "velo di
segretezza" si sono create situazioni pericolose per l'ambiente
e per la popolazione. Ad esempio la fuga di un milione di litri
di combustibile nell'oleodotto fra Eilat e Ashkelon che nel 2014
allagò una riserva naturale nella Arava' (Neghev); e
l'estenuante braccio di ferro per lo svuotamento di un grande
contenitore di ammoniaca a Haifa - conclusosi solo di recente -
che, secondo esperti, aveva il potenziale distruttivo di un
ordigno nucleare. "Come è mai possibile - si è chiesta - che in
tutto il mondo questi reattori vengano chiusi entro 40 anni, e
che solo in Israele non abbiano alcuna scadenza?". Haaretz nota
che il governo si trova di fronte a un grave dilemma. Da un
lato, sostiene, non intende privarsi di Dimona, ma dall'altro
non sembra avere ne' i mezzi ne' i sostegni internazionali per
costruirne uno nuovo. Volente o nolente, lascia intendere il
giornale, il governo non ha altra scelta che affidarsi ad una
manutenzione reputata - almeno dalle autorità - di alto livello.
(ANSAmed) .
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